VIA IRAP E IMU AGRICOLE, ANNUNCIA IL GOVERNO. SCATTA L’OPERAZIONE-SIMPATIA, MA SERVIRÀ?

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Operazione simpatia del Governo verso il mondo agricolo. Fine agosto col botto (di annunci) per le imprese del primario. Via l’Irap agricola con un anno di anticipo rispetto agli altri settori. Ci sta lavorando il ministro Martina e la disposizione dovrebbe essere inserita già nella prossima legge di Stabilità, che dovrà essere presentata entro il 15 ottobre per essere operativa dal 2016.

 

“La compensazione del mancato gettito – informa il Ministero – avverrà attraverso delle risorse che saranno individuate dal Mipaaf”. Lo sgravio interessa quasi 240.000 imprese (dato 2012) perlopiù di piccole dimensioni e vale (stime) oltre 200 milioni di euro l’anno. Si tratta di agevolare “gli imprenditori agricoli che non hanno beneficiato molto dell’abbattimento del costo del lavoro sui contratti a tempo indeterminato, visto che il settore utilizza per lo più contratti stagionali”, dice il Ministero. Insomma un Jobs act versione agricola.

L’annuncio di Martina fa il paio con quello di Renzi circa l’eliminazione dell’Imu agricola che rientra nel più ampio piano del Governo per l’a riduzione della tasse. Tra Irap e Imu si calcola uno sgravio per il settore agricolo di almeno 500 milioni di euro, che dovranno essere reperiti nelle pieghe della maximanovra da 26 miliardi prevista per il 2016. Qui i numeri ballano molto, anche perché ci sono le incognite legate ai tagli da spending review, al peso delle sentenze della Consulta, al placet di Bruxelles alla flessibilità sul deficit/Pil chiesta da Renzi, ecc. Quindi, calma e gesso: sono solo annunci. Però annunci che fanno piacere, non c’è dubbio. Ossigeno per un comparto che sta tirando la cinghia e su cui siamo al paradosso: tutti parlano dei successi del nostro agroalimentare mentre il settore primario è alla canna del gas.

L’ortofrutta è reduce dalla terza campagna estiva disastrosa, mentre si annunciano un piano latte-formaggi da 120 milioni di euro e analoghe misure di sostegno per la zootecnia da carne bovina e suina. Prima lezione: mai confondere l’agroalimentare (che è trasformazione quindi industria) con l’agricoltura (produzione di beni primari). Il convento agroalimentare funziona, è ricco ma i fraticelli agricoli sono poveri. Poi guardiamo queste misure: di Irap agricola 230.000 contribuenti su 240.000 hanno pagato importi fino a 1907 euro. Come dire, l’abolizione di questa tassa fa piacere ma non ti cambia la vita. Per l’Imu è diverso: l’odiosità della imposizione che finiva per colpire i mezzi di produzione delle imprese si è combinata con una applicazione cervellotica e al limite del ridicolo e dell’assurdo. Abolirla era quasi un imperativo morale: però, va ricordato, qui ballano 300 milioni di euro, quindi aspettiamo a festeggiare.

Serviranno queste misure fiscali a ridare competitività alle imprese? C’è da dubitare. Ci sembrano solo pannicelli caldi (in odore pre-elettorale) mentre alcuni comparti, come l’ortofrutta, necessitano di interventi forti di sistema. Tagliare le tasse serve a creare consenso ma lascia le cose come stanno. L’ortofrutta – lo abbiamo già scritto ma lo ripetiamo – è campione di export, fa occupazione e fa economia e ambiente nei territori più difficili del Paese però manca di programmazione e organizzazione, con una rappresentanza frantumata e debole. Non merita una attenzione particolare, caro ministro, o almeno al pari degli altri settori? Dopo tre anni di campagna estiva disastrosa che facciamo, aspettiamo il quarto giro? Abbiamo letto su Italiafruit una interessante analisi sulla crisi delle pesche: ci sarebbero 500.000 tonnellate fantasma di prodotto (il 30% della produzione) in circolazione che ‘spaccano’ il mercato facendo affondare i prezzi alla faccia del caldo estivo, della qualità e dei consumi in aumento. Bisognerebbe espiantare 20.000 ettari di pesche e nettarine per riequilibrare il mercato. Una misura improponibile senza un piano nazionale dietro. Un tema da mettere sul tavolo della conferenza Stato-Regioni. C’è qualche assessore-cuor di leone che porrà il problema?

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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