Prezzi in picchiata per le pesche nel Veronese. A sottolineare la criticità della situazione è il coordinamento Agrinsieme tra Confagricoltura, C.I.A, Confcooperative e Lega delle Cooperative. I prezzi realizzati dagli agricoltori sono infatti largamente al di sotto dei costi di produzione sostenuti.
All’origine, franco azienda, sono mediamente di 0,64 euro al kg, con una variazione negativa del 26,7% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Analogamente i prezzi riscontrati sul prodotto venduto all’ingrosso al mercato di Verona vedono una quotazione di 0,65 euro al kg per una A doppio strato a fronte di 1,05 euro al kg dello stesso giorno dell’anno scorso e di 0,35 euro per una B doppio strato rispetto a 0,85 euro al kg dello scorso anno.
Le cause sono da ricercarsi in un eccesso di offerta per la concomitante raccolta di prodotto proveniente da diverse aree del nostro Paese (che normalmente si scaglionano in periodi diversi) ma anche nelle grandi quantità di prodotto straniero, provenienti in particolare da Spagna, Grecia e Francia, che si sono riversate sul mercato nazionale. A ciò si aggiunga che i calibri del prodotto italiano oscillano tra il medio e il piccolo, con il risultato che i prezzi del nostro prodotto sono decisamente inferiori alla campagna precedente trainati al ribasso dalla sovrabbondante offerta di produzioni straniere.
In questo scenario c’è poi da registrare il calo dei consumi e il comportamento dei consumatori, per il 58% dei quali il prezzo diventa fattore primario nella scelta dell’esercizio commerciale, mettendo da parte elementi come l’ampiezza della scelta o la qualità, mentre solo un 23% considera la marca decisiva per l’acquisto di un prodotto alimentare. E se le stime dell’Europech presentate a Perpignan prevedono per l’Italia un aumento del 2% della produzione, per la Grecia tale aumento è del 44% e per Spagna e Francia rispettivamente del 16 e 15%.
“C’è un senso di smarrimento tra gli agricoltori – spiega il coordinatore di Agrinsieme Verona Giambattista Polo (nella foto) – tanto più grande per chi, coraggiosamente, ha realizzato nuovi impianti con nuove varietà senza che siano venuti meno i problemi legati al virus della Sharka. In questa situazione – afferma – se si vuole salvaguardare l’attività delle aziende agricole più strutturate ed innovative che garantiscono elevati livelli occupazionali, è necessario un progetto di riorganizzazione del comparto, non più differibile, accanto ad una maggior finalizzazione delle risorse destinate alle campagne di promozione della frutta. Inoltre chiediamo una più efficace normativa comunitaria per la prevenzione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale e l’attivazione dell’assicurazione del reddito, misura entrata a far parte della nuova politica agricola comunitaria”.