E’ in leggero ritardo la stagione dell’asparago veneto. I primi, in coltura protetta, verdi e bianchi, sono arrivati dalla provincia di Padova. Pochi, ma belli e soprattutto molto saporiti, ed hanno deliziato i loro cultori. Chi li ha assaggiati si è detto più che soddisfatto, quindi tutto fa presagire un raccolto di qualità.
Un dato sembra scontato: quest’anno sulle tavole pasquali pochi asparagi, perché il tempo non ne sta favorendo lo sviluppo, e a prezzi sostenuti. Bisognerà quindi attendere un po’ per i festosi piatti di uova e asparagi, che fanno tanto primavera. Per OPO Veneto, che opera nel cuore delle coltivazioni di asparagi Igp di Badoere, una fascia di territorio tra le province di Treviso, di Padova e di Venezia (coincide quasi con quella del radicchio rosso tardivo di Treviso), è presto per fare previsioni, ma ci sarebbero tutte le condizioni per una buona stagione.
C’è l’incognita di un possibile calo di consumi, dovuti alla crisi dei bilanci familiari, che costringono a sacrificare tante voci della spesa, comprese quelle alimentari. Primi a risentire di questa condizione di austerità sono i prodotti considerati non essenziali e “costosi” come, a torto o a ragione, gli asparagi sia bianchi che verdi.
Nelle province di Padova e di Verona si concentra oltre il 50 per cento della produzione veneta, che nello scorso anno (dato di Veneto Agricoltura, azienda della Regione) è diminuita del 6 per cento (si è arrivati a poco più di 8 mila tonnellate). In compenso, le quotazioni si sono mantenute su livelli ritenuti soddisfacenti (sulla piazza di Verona più 7 per cento rispetto al 2011: una media di 1,82 euro).
Le previsioni per il prossimo raccolto: non ci si dovrebbe discostare di molto dai dati dello scorso anno. La superficie investita ad asparago è rimasta pressoché la stessa (nel 2012 attorno ai 1.630 ettari). Oltre agli asparagi Igp di Badoere, nel Veneto sono rinomati gli Igp di Cimadolmo e i dop di Bassano del Grappa. (fonte: Ortoveneto.it)