VENETO: IN ARRIVO I “CICORINI”, RADICCHIETTI CHE PREANNUNCIANO LA PRIMAVERA

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Sono arrivate sulle tavole le rose di primavera, i cuoricini di radicchio. Ortaggi rustici, sono conosciuti localmente con diversi nomi: cicorini, verdolini, verdoni, radicio da cortel, rosette, ceriolo, radicièti de primavera. Si presentano, in generale, di tre colori: verde intenso con cuoricino sul verde giallo (la varietà più diffusa), rosso carminio con vistose nervature bianche, verde screziato rosso.

Sono seminati a spaglio sul finire dell’estate per esser raccolti dall’inizio di febbraio (i primissimi) fino a metà marzo. Sono sempre più richiesti e il prezzo, piuttosto sostenuto, è dovuto al fatto che vanno raccolti a mano e non fanno volume: parliamo, comunque di numeri molto contenuti. Si arriva a mille quintali, forse qualcosa di più, ma la stima è molto approssimativa. Più intuita che certificata, anche perché gran parte è coltivata per uso familiare.

“Un mercato di nicchia, rileva Sergio Tronchin, area commerciale di OPO Veneto, che negli ultimi anni ha registrato una sensibile crescita di domanda. Sono radicchi che segnano il passaggio tra l’inverno e la primavera. Sono una fresca novità rispetto ai soliti radicchi e, data la loro rusticità, rispondono bene al desiderio di chi cerca cibi genuini, naturali, tradizionali, spontanei”.

In molte aree del Veneto sono chiamati “radici da cortèl”, perché vengono raccolti con un pezzettino di fittone che viene reciso con un colpo secco di coltello. E’ una tecnica di sempre, di cui sono maestri i vecchi contadini. E’ interessante, a proposito, la testimonianza storica di Guillaume Luis Figuier, uno studioso francese di piante dell’Ottocento che così descrive sinteticamente il “radicchio selvatico”, come chiama la varietà di cicoria: “Si mangia nell’inverno e nel cominciare della primavera. La povera gente di campagna va ad estrarlo, insieme ad altre radicchielle, col coltello lungo le ripe e i luoghi soleggiati, onde il nome di radicchio scoltellato”.

Si dice che “i radici da cortèl” contengano più proteine dei fagioli e della carne e che siano ricchissimi di proprietà nutritive. Sono consumati soprattutto crudi, conditi con olio, aceto, sale e pepe, e si abbinano a cibi che hanno il sapore di una volta e comunque appartengono alla tradizione, come uova sode, formaggi, salumi, acciughe. Sono particolarmente coltivati in una vasta area attorno a Treviso, dove ad essi sono dedicate ben tre feste: a Roncade, a Quinto e a Treviso.

Ne è un appassionato cultore Tiziano Spigariol, un divulgatore di folclore e tradizioni locali: “E’ un radicchio di cui non si finisce mai di scoprire il valore nutritivo e dietetico. Lo stiamo promuovendo, ad esempio, nella dieta a prevenzione dell’Alzheimer. E’ un prezioso regalo che ci fa nostra campagna ai primi segnali di primavera”.

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