In poco più di tre decenni le temperature nel sud della Spagna sono destinate ad aumentare fino a 4-5 gradi determinando così la fine dell’agrumicoltura nella regione di Valencia. È questo l’apocalittico monito lanciato da un recente rapporto in cui vengono analizzate le possibili implicazioni del cambiamento climatico sulla colture tradizionali e gli eventuali modelli di produzione del futuro.
Lo studio – elaborato da David Leal, dell’Università Isabel I di Castiglia, e Jonathan Gomez Cantero, membro dell’Associazione dei Geografi – predice una situazione catastrofica per due tra i settori più importanti per l’economia valenciana: agricoltura e turismo.
L’aumento delle temperature, l’elevata concentrazione di anidride carbonica nell’aria e i cambiamenti delle precipitazioni stagionali potrebbero provocare la definitiva scomparsa di alcune colture – come agrumi, uva e olive – dalle coste del Mediterraneo e dal sud della Spagna. A detta degli autori, infatti, “l’aumento delle temperature minaccerebbe seriamente il futuro di coltivazioni tradizionali a Valencia e Murcia, a causa dell’eccessivo calore estivo. Di conseguenza – aggiungono – è molto probabile che entro il 2050 gli agrumeti scompariranno dalla zona per essere trasferiti più a nord, ai piedi dei Pirenei e in Europa centrale”.
Dunque, mentre il clima spagnolo “potrebbe diventare sempre più simile a quello subtropicale – concludono gli esperti – altri paesi come la Russia potranno beneficiare di estati più piovose e inverni più miti, riuscendo così ad approcciare la coltivazione di agrumi”. A tal proposito, “nel Regno Unito sono già stati messi a dimora vigneti e piantagioni di ulivi sfruttando le conseguenze dello spostamento latitudinale delle specie”.
Chiara Brandi