In Spagna, nella Comunità Valenciana, negli ultimi anni migliaia di ettari di terreno dapprima coltivati ad agrumi sono stati dismessi o convertiti alla produzione di cachi. A denunciarlo è l’organizzazione di produttori locali Ava-Asaia che attribuisce la causa di tale abbandono alla mancanza di redditività del comparto agrumicolo.
Secondo quanto emerso da uno studio promosso dal Ministero delle Politiche Agricole spagnolo, nell’ultimo anno, a fronte di una contrazione delle superfici coltivate ad agrumi pari a 3.136 ettari (-2%), quelle dedicate alla produzione di cachi sono aumentate di 2.796 ettari, pari a +23,5%. In crescita anche la produzione di melagrane e avocado, anche se con incrementi decisamente meno significativi.
“La mancanza di redditività delle nostre principali colture sta costringendo i produttori a gettare la spugna. Per loro è ormai diventato insostenibile continuare ad accumulare perdite a tempo indeterminato. Il totale dei terreni agricoli dismessi negli ultimi anni in territorio valenciano ha superato i 164.000 ettari. È uno scandalo che non possiamo più tollerare”, lamenta il presidente dell’organizzazione agricola, Cristóbal Aguado. “Dall’ultima indagine svolta – continua – emerge drammaticamente la gravità della situazione. A questo punto si rende indispensabile l’intervento delle Amministrazioni, dal Governo Regionale al Ministero delle Agricoltura”.
Dal rapporto tuttavia sembrerebbe che il problema sia circoscritto alla sola Regione di Valencia; nel 2015, infatti, in Spagna è stato registrato un incremento del 1,95% dei terreni destinati all’agricoltura. In particolare, per quanto riguarda gli agrumi, mentre Valencia ha perso 3.136 ettari, l’Andalusia ha registrato un incremento di 1.719 ettari, oltre il 2,28% in più rispetto all’anno precedente.
Nonostante la crisi che sta affrontando, Valencia si conferma la principale regione iberica per la produzione di agrumi con il 54% della superficie totale dedicata a tale coltura.
Chiara Brandi