UVA, LA PUGLIA CONSOLIDA LA LEADERSHIP. DATI E TREND: L’EXPORT DEVE CRESCERE

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E’ ben salda la posizione di leader della Puglia nell’uva da tavola: rappresenta il 58% della produzione nazionale (affiancata dall’altra big, la Sicilia, che con il suo 36% porta le due regioni a dominare lo scenario produttivo tricolore con un 94%). E in Puglia svetta la provincia di Bari primatista di produzione tra le province italiane con un 22%, tallonata da Taranto al 21%.

Alla luce di questa leadership, messa in luce dallo studio ISMEA illustrato da Mario Schiano Lo Moriello (al microfono nella foto d’apertura, al fianco del direttore del Corriere Lorenzo Frassoldati) nel convegno di chiusura della manifestazione “Regina di Puglia” voluta dall’amministrazione comunale di Noicàttaro (Bari), è da salutare più che mai positivamente la costituzione – come rimarcato dal presidente della Città Metropolitana di Bari Antonio Decaro e dall’assessore all’agricoltura della Regione Puglia Donato Pentassuglia intervenuti nel Palazzo della Cultura a Noicàttaro a portare il loro saluto – della Rete di comuni promossa dal sindaco di Noicàttaro Raimondo Innamorato, assieme ai vicini comuni di Rutigliano, Turi, Mola di Bari, Castellaneta, Grottaglie, Aldelfia, Casamassima, con l’intento di dare più forza alla voce dei produttori locali e valorizzare meglio il territorio.

Anche perché unire le forze può risultare efficace nel mettere in campo strategie più efficaci sul fronte export considerata la trascurabile presenza, come sottolineato dallo studio Ismea, sui mercati extra Ue (dove si esporta solo l’1,5%).
“L’iniziativa promossa dal Comune di Noicàttaro è qualcosa di straordinario – ha osservato Mario Schiano Lo Moriello –  è quello di cui l’agroalimentare italiano ha bisogno, va nella direzione di valorizzare le eccellenze straordinarie che abbiamo nel nostro Paese”.

Il ricercatore ISMEA ha sottolineato la rilevanza dei numeri dell’uva da tavola italiana sulla media 2018-2022: un miliardo di kg prodotti, per un valore ai prezzi di base di 655 milioni di euro, e un fatturato dell’export superiore ai 700 milioni. Ma sull’export si può fare molto di più – ha detto Schiano – ci sono infatti margini di crescita enormi che in cinque anni potrebbero portare la produzione nazionale a superare il miliardo di euro. Per far questo, secondo le proposte di Schiano, serve programmazione, innovazione, concentrazione e segmentazione dell’offerta e la giovane Commissione italiana uva da tavolo (CUT) può ben svolgere un ruolo determinante per la filiera.

Su quanto fatto finora dalla CUT a favore della filiera e i programmi attualmente in corso, ci ha pensato lo stesso consigliere della Commissione nata due anni fa, Donato Fanelli. Nel suo intervento al convegno di chiusura di “Regina di Puglia”, Fanelli ha ricordato come il CUT abbia definito un catasto varietale, consentendo alla filiera di avere a disposizione dati assolutamente importanti anche per competere sul mercato. “Se non abbiamo dati, infatti, siamo perdenti in partenza”, ha sottolineato Fanelli.

Fanelli si è soffermato con il Corriere Ortofrutticolo sui dati registrati in Puglia dai quali emerge che il seedlees sta crescendo sempre di più e riguarda il 65% degli impianti , “emergono, poi – ha aggiunto Fanelli -, tutta una serie di varietà senza semi coperte da licenze e breeding, varietà che devono però essere sviluppate secondo certi criteri di mercato, mondo. Quindi occorre fare una promozione e valorizzazione di queste uve come Made in Italy, legandole al territorio. Questo senza dimenticare le nostre varietà autoctone senza semi che diventeranno sempre più delle eccellenze”. “Altra cosa per cui servono i dati – ha proseguito Fanelli – è per l’approccio ai mercati e stiamo quindi seguendo i dossier relativi a Brasile, Taiwan e Cina. Per andare con successo su quei mercati dobbiamo tuttavia essere preparati con le infrastrutture”.

E dal convegno conclusivo di Regina di Puglia, che ha offerto un interessante programma di incoming ai giornalisti e buyer presenti, è giunto l’annuncio portato sia dall’assessore regionale all’agricoltura Pentassuglia, che da Stefano Cavicchia, manager di Gesfa, che l’aeroporto di Grottaglie a fine settembre/inizio ottobre si aprirà ai voli cargo per il trasporto di prodotti agroalimentari a seconda delle richieste delle Op. “Non saranno voli di linea – ha precisato Cavicchia al Corriere Ortofrutticolo – ma voli determinati dalle richieste”. Per l’agroalimentare i voli apripista da Grottaglie saranno quelli relativi a uva da tavola e funghi coltivati. Il primo volo per l’uva da tavola avrà come destinazione Dubai e si farà ai primi di settembre. “Porteremo 13-14 tonnellate di merce – ha spiegato Cavicchia – in 12 ore la merce sarà là. Nel caso dell’uva stiamo anche pensando a tutti una serie di collegamenti con hub, come Istanbul e Miami”.

Cristina Latessa

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