La campagna dell’uva da tavola in Egitto sembra essere partita sotto i migliori auspici: in anticipo di un paio di settimane grazie al buon andamento climatico, la qualità offerta è buona. Due fattori che, combinati, possono risultare fondamentali sul mercato europeo dove tipicamente la stagione egiziana ha una finestra commerciale di 5 settimane, comprese tra la fine degli invii dell’Emisfero Sud e l’arrivo sugli scaffali della produzione locale (italiana e spagnola in primis).
Al momento, nonostante nel Vecchio Continente siano ancora presenti stock di prodotto provenienti dal Cile e dal Sud Africa, la domanda per le varietà bianche dall’Egitto è sostenuta e il prezzo sembra essersi allineato su livelli accettabili. Discorso diverso per le varietà rosse che risentono molto dell’attuale congestione dei mercati del Nord Ue.
Il raccolto delle varietà tardive sposterà il suo target verso l’Estremo Oriente. Dallo scorso anno sono in vigore i protocolli che consentono l’export di uva egiziana in Cina. Si tratta tuttavia – sostengono alcuni produttori – di un mercato piuttosto ostico poiché il prodotto interno è abbondante e venduto a prezzi davvero competitivi. Altre destinazioni asiatiche interessanti sono Malaysia, Singapore, Hong Kong e India.
Secondo i dati ufficiali, l’Egitto ha esportato 126 tonnellate di uva da tavola nel 2017. Il comparto beneficia di un programma di formazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) in Egitto e Tunisia, Food Loss and Waste Reduction e Value Chain Development for Food Security, sviluppato in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura e della Bonifica locale, per migliorare le pratiche agricole e per prevenire perdite e sprechi lungo le catene del valore alimentare. Il progetto, che si concluderà a settembre 2018, è cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
“L’Egitto è un eccellente produttore di uva da tavola ed è tra i più grandi al mondo per produzione ed export, ma i piccoli agricoltori – ha spiegato Jennifer Smolak (nella foto), responsabile FAO in Egitto – sono scarsamente in grado di accedere a informazioni e tecniche di coltivazione all’avanguardia, così lo spreco produttivo è elevatissimo”.
Il programma finora ha addestrato circa 1.200 produttori e addetti del comparto, insegnando loro come raccogliere, lavorare e conservare correttamente i grappoli.
Chiara Brandi