UVA, CANICATTÌ RIPARTE DA MARSELLO LO SARDO: “VOGLIAMO RILANCIARE L’IMMAGINE DEL PRODOTTO”

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Cambio della guardia al Consorzio di tutela e valorizzazione dell’uva da tavola di Canicattì. Dallo scorso 27 giugno Melchiorre Lo Sardo (per tutti Marsello) ricopre la carica di presidente.

Insieme a Lo Sardo, il Consiglio di Amministrazione che è stato eletto dall’assemblea svoltasi due giorni prima, ha scelto anche Giovanni Giglia come vicepresidente. Gli altri componenti del CDA sono Alessandro Di Pasquale, Calogero Donato, Salvatore Lo Dico (presidente uscente), Rosario Marchese Ragona (presidente regionale di Confagricoltura), e Salvatore Provenzano.
“Posso contare su una squadra di imprenditori competenti, affiatati e con tanta voglia di fare” dice al Corriere Ortofrutticolo Marsello Lo Sardo che, insieme al fratello Diego e al cognato Antonino Muratore, conduce un’azienda estesa su 120 ettari tra Canicattì e Campobello di Licata dove, oltre all’uva da tavola, produce anche albicocche e pesche. Tutta frutta estiva lavorata dalla G.B.Italia srl appartenente alla famiglia Lo Sardo-Muratore che si occupa poi di spedirla in Italia e in Europa approdando sia nei mercati generali che sui banconi della Gdo.

Le priorità: comunicare di più e meglio e ampliare la basa associativa

La squadra del Consorzio di tutela e valorizzazione dell’uva da tavola di Canicattì è fatta, dunque. E presto ci saranno anche gli incarichi e le deleghe. “Il nostro sarà un lavoro corale in cui ciascuno dei componenti il CdA porterà le proprie esperienze, le proprie conoscenze e il proprio know how”, tiene a precisare Lo Sardo che, comunque, insieme ai suoi compagni di viaggio (il CdA viene rinnovato ogni tre anni) ha già individuato alcune priorità. Tra queste ne emergono due: la necessità di comunicare di più e meglio le finalità e le attività del Consorzio e l’ampliamento della base associativa. Impresa non facile, considerato il tenace individualismo degli agricoltori agrigentini e la conseguente scarsa propensione all’associazionismo.
“Ai produttori di uva da tavola, magari sfiduciati e sfiancati dalle ultime disastrose campagne produttive e commerciali, chiediamo di darci fiducia per tre anni. In questo triennio contiamo di rilanciare l’immagine dell’uva da tavola di Canicattì che è una IGP riconosciuta nel 2005 dalle enormi potenzialità finora inespresse. Lavoreremo sodo per far comprendere ai produttori che produrre e commercializzare secondo disciplinare può facilmente tradursi in incremento di valore che la GDO già adesso riconosce”, dice Lo Sardo.
Per l’uva da tavola a marchio Canicattì prodotta nel territorio che comprende 25 Comuni a cavallo di due province (Agrigento e Caltanissetta) si pensa anche a un aggiornamento del disciplinare soprattutto con riferimento alle varietà. Secondo il presidente Lo Sardo non è al momento da considerare una priorità ma, alla varietà Italia, nota come “Pirovano 65”, ottenuta dall’incrocio di Bicane con Moscato d’Amburgo, dovrebbero potersi affiancare anche altre cultivar più moderne comprese le apirene che presentano consumi in ascesa. “Qualcuno potrebbe definirmi nostalgico – afferma Lo Sardo – ma considero il prodotto della cultivar Italia ineguagliabile”. Da quando la coltura dell’uva da tavola ha cominciato a svilupparsi nel territorio di Canicattì per poi diffondersi negli anni ’70 nel più vasto areale previsto dal disciplinare, gli agricoltori hanno sempre preferito la cultivar Italia. Non è un caso. In questa zona della Sicilia, infatti, riesce a raggiungere elevatissimi standard qualitativi.
Angela Sciortino

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