UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA: LA BATTERIOSI DEL KIWI ARRIVA DALLA CINA

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Come il cinipide, il minuscolo insetto che sta devastando i castagneti di tutta Italia, anche lo pseudomonas syringae actinidiae (Psa), il batterio che provoca il cancro del kiwi, sarebbe arrivato dalla Cina mediante l’importazione di materiale infetto. E proprio dall’Italia si sarebbe poi diffuso al resto d’Europa.

 

E’ quanto ha scoperto un gruppo di ricercatori del Dafne (Dipartimento di scienze e tecnologie per l’agricoltura, le foreste, la natura e le energie) guidato dal Professor Giorgio Balestra dell’Università della Tuscia di Viterbo. Lo rivela l’Ansa. ”La batteriosi – spiega il Professor Balestra – interessa ormai tutti gli impianti di kiwi (a polpa verde, gialla e rossa) in Cina, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Australia, Cile, Svizzera, Italia, Francia, Portogallo e Spagna. Ci troviamo di fronte a una vera e propria pandemia. Abbiamo così deciso di cercare di rispondere alle principali domande che si pongono gli addetti ai lavori: come è arrivato il patogeno? Come si è diffuso? Siamo in presenza di una o di più popolazione di Psa? Così è partito il nostro studio, concentrato sul sequenziamento e sull’analisi del genoma di numerosi ceppi di Psa isolati in Cina (paese di origine del kiwi e dove per primo è stato segnalato il patogeno), Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Italia, Francia, Spagna e Portogallo. Abbiamo quindi ricostruito e indagato i percorsi e le modalità di trasmissione del patogeno a livello internazionale e intercontinentale”.

Ma quali sono i risultati di questa ricerca? ”La popolazione di Psa isolata in Italia nel 1992 – continua il Professore – è filogeneticamente riconducibile alle popolazioni presenti in Giappone e Corea, e insieme ad esse costituisce una popolazione ben distinta da quella attuale. Gli isolati di Psa italiani relativi all’attuale epidemia appartengono ad un unico clone, con ridottissime differenze tra loro. Anche gli isolati ottenuti nel resto d’Europa (Francia, Portogallo, Spagna) e nella Cina, così come la popolazione virulenta identificata in Nuova Zelanda (Psa-V), appartengono a questo stesso genotipo ancestrale, con minime differenze tra loro.

Per quanto riguarda i percorsi attraverso i quali il batterio si è diffuso Balestra afferma: ”il batterio potrebbe essere stato introdotto in Italia mediante materiale infetto proveniente direttamente dalla Cina o dalla Nuova Zelanda, ma sempre di origine cinese. L’infezione sviluppatasi in Europa – sottolinea – sembra prevalentemente associata a quella iniziale registrata nel 2008 in Italia. Anche a livello continentale la diffusione è avvenuta con materiale infetto”. Il lavoro del gruppo di ricerca dell’ateneo di Viterbo sta proseguendo. ”Ora – conclude Balestra – vogliamo arrivare a fornire ulteriori elementi in grado di chiarire adeguatamente il problema per poi tentare di risolverlo definitivamente”.

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