UN PRODOTTO BIOLOGICO SU QUATTRO ARRIVA DALLE COOPERATIVE

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L’agroalimentare biologico italiano è sempre più cooperativo. Il 25% del valore della produzione biologica italiana è infatti in quota alle centinaia di imprese cooperative agroalimentari che hanno visto consolidare negli ultimi anni la loro quota di mercato sia nella produzione primaria (con picchi del 30-40%) che in quella trasformata”. Lo ha detto Giorgio Mercuri, Presidente Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, partecipando all’inaugurazione del 30° Sana, Salone internazionale del biologico e del naturale, svoltasi oggi a Bolognafiere.

“Ci sono filiere – ha spiegato Mercuri come quella dell’ortofrutta fresca e trasformata, del settore avicolo e di quello del latte e derivati, che registrano volumi di vendita in crescita costante per le loro referenze biologiche: mi riferisco al latte e allo yogurt, alle uova, alle carni bianche, alla frutta e verdura. A queste si aggiungono poi le tante cooperative che stanno via via scegliendo di ampliare la loro gamma di prodotti con nuove linee biologiche: penso alla pasta, all’olio, al vino, al miele, o, più di recente, ai trasformati di pomodoro o ai succhi”.

Il presidente di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari nel corso del suo intervento ha anche evidenziato le strategie di sviluppo su cui poter far leva per un comparto che è in costante crescita da anni.  “Occorre partire dal modello organizzativo: cardine attuale per lo sviluppo futuro non possono che essere le filiere – ha sottolineato Mercuri – che devono essere tracciate, partendo da una forte aggregazione della base produttiva. A tal riguardo abbiamo appreso con favore la notizia che il DDL sviluppo e competitività dell’Agricoltura biologica, già licenziato lo scorso anno dalla Camera dei deputati dopo una ampia convergenza di tutti gli attori della filiera, sia stato ripresentato alla Camera e speriamo giunga presto all’approvazione dal Parlamento”.

Rispetto invece alla competitività di lungo periodo, lo strumento principe per lo sviluppo del biologico resta la politica agricola comunitaria: “Speriamo che la PAC post-2020 prospetti per il biologico una regia più ampia e una strategia globale di sviluppo: non possiamo più permetterci – ha concluso Mercuri – una distribuzione delle risorse e una logica degli interventi basata solo sulle necessità territoriali”.

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