UE, NEL MIRINO DI BRUXELLES LE PRATICHE SLEALI NELLA SUPPLY CHAIN

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È in programma per oggi la presentazione da parte della Commissione europea di una proposta per vietare le pratiche più dannose nella supply chain alimentare, volta a garantire un trattamento più equo per le piccole e medie imprese alimentari ed agricole.

Nel mirino ci sono comportamenti poco trasparenti o addirittura scorretti da parte degli anelli più forti della catena, tra cui i ritardi nei pagamenti per prodotti alimentari deperibili, le cancellazioni degli ordini dell’ultimo minuto, le modifiche unilaterali o retroattive dei contratti, e gli obblighi di risarcimento per prodotti ‘rovinati’.

Altre pratiche invece potrebbero essere consentite solo se oggetto di un accordo diretto, chiaro e inequivocabile, tra le parti. Tra questi il reso al fornitore; i ricarichi per assicurare o mantenere un accordo di fornitura; i contributi per promozioni e sconti in-store.

Nella proposta si prevede l’obbligo per gli Stati membri di designare un’autorità pubblica incaricata di far rispettare le nuove norme e che nel caso di comprovata violazione imponga sanzioni proporzionate e dissuasive. Questa autorità di controllo sarà in grado di avviare indagini di propria iniziativa o sulla base di un reclamo. Se tale ipotesi si verificasse, chi ha esposto la rimostranza potrà godere di riservatezza e anonimato per proteggere la propria posizione. La Commissione, infine, istituirà un meccanismo di coordinamento tra le autorità incaricate dell’applicazione della legge per consentire lo scambio delle cosiddette best practices.

“Ogni catena è forte tanto quanto sono saldi i rapporti tra i suoi anelli: una food supply chain efficiente è efficace e giusta”, ha dichiarato il presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Phil Hogan (nella foto). “La proposta odierna – continua – riguarda fondamentalmente l’equità, ovvero ‘il dare voce ai senza voce’, verso coloro che loro malgrado si trovano in una posizione di debolezza negoziale. La nostra intenzione è vietare pratiche commerciali sleali attraverso il rafforzamento del ruolo dei produttori e delle piccole e medie imprese all’interno della catena. Oltre ad offrire una soluzione forte ed efficace, stiamo cercando di eliminare il ‘fattore paura’ grazie ad una procedura di reclamo che garantisca l’anonimato”.

La proposta odierna si inserisce nell’ambito del programma di lavoro della Commissione 2018, dove si afferma che “verranno promosse misure per migliorare il funzionamento della catena di approvvigionamento alimentare per aiutare gli agricoltori a rafforzare la loro posizione sul mercato e proteggerli da futuri shock”.

Tali misure fanno riferimento ad un codice volontario di best practices nella filiera dell’agroalimentare, noto come ” Supply Chain Initiative” (SCI), istituito nel 2013 da sette associazioni europee del food&beverage.

Chiara Brandi

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