Una stagione all’insegna della stabilità per il topinambùr: l’ortaggio gode di un consumo costante di affezionati consumatori. La produzione ed i prezzi (attorno ai due euro al chilo) si mantengono sui livelli dello scorso anno. E’ soddisfatto Franco Zanette, la cui azienda ad Arcade, in provincia di Treviso, è leader nella coltivazione di topinambur.
“La resa è molto buona, il profumo è particolarmente intenso e deciso, la richiesta è valida”. Sono note positive che vengono confermate da Sergio Tronchin (nella foto), responsabile commerciale di OPO Veneto: “E’ un prodotto di nicchia che mantiene bene le posizioni. Ha un suo mercato stabile e rassicurante”. La raccolta sta procedendo bene.
Il topinambùr, originario delle praterie nord americane del Canada, ha trovato terreno fertile e attenti coltivatori in particolare nel Veneto, da dove proviene oltre la metà della produzione nazionale, che è stimata attorno ai 5 mila quintali. E’ un ortaggio che ha del miracoloso per le sue virtù nutritive, salutistiche e dietetiche. E’ chiamato la “patata dei diabetici” per la ricchezza di inulina, una sostanza che contrasta la glicemia. E’ ritenuto un killer naturale del colesterolo e della gotta ed è adatto a diete ipocaloriche, praticate per ridurre il peso. Pare un cibo proprio a misura del nostro tempo, caratterizzato dalla caccia di prodotti ipocalorici, capaci di contrastare lo stress di una alimentazione grassa e generalmente abbondante, dove spesso prevalgono troppi junck food (cibi spazzatura).
Ha una storia alimentare curiosa il topinambur, che il medico e naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus (1707 – 1778), chiamato semplicemente Linneo, battezzò con il nome di fiori del sole helianthus tuberosus (helianthos, parola greca composta da elios, sole, e da antro, fiore). Batteva la patata nella alimentazione, appena arrivato dall’America, dalla quale è stato soppiantato a partire dall’Ottocento, sino quasi a “scomparire” dalla tavola.
La sua riscoperta è abbastanza recente. Del topinambùr si mangiano le radici bitorzolute, che si presentano generalmente con la buccia gialla e la polpa bianca. E’ popolare in Piemonte, dove è chiamato ciapinambò e si sposa con la bagna cauda, una icona della cucina regionale. Bella e commovente è la leggenda del Topinambùr, cugino del girasole e della margherita, i cui petali colorano di giallo la rugginosa campagna autunnale. Una storia popolare lo vuole frutto di un tragico e misterioso amore tra due giovani contadini: lei, per sua colpa, perde il ragazzo, che scompare nel nulla. Lo piange disperatamente, e commuove la natura che la consola facendo fiorire il topinambur, che diventa fiore simbolo di gioia e di felicità. Di amore perenne, come è perenne è la pianta. (fonte: Ortoveneto)