UNA TONNELLATA DI COCAINA TRA LE BANANE: MAXI SEQUESTRO AL PORTO DI GIOIA TAURO

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Nuovo maxisequestro di droga al porto di Gioia Tauro. Più di una tonnellata di cocaina è stata individuata fra le casse di banane stoccate in un container proveniente dall’Ecuador. Il carico è stato intercettato dagli investigatori della Guardia di finanza e dai funzionari antifrode dell’Agenzia delle Dogane, che hanno individuato il container sospetto fra gli oltre 2.100 in transito dall’America Latina.

Secondo quanto emerso dalle prime verifiche, quella intercettata è cocaina di qualità purissima, che avrebbe potuto essere tagliata fino a 4 volte prima di essere immessa sul mercato, per un valore approssimato di circa 225 milioni di euro. 

Si tratta del secondo maxisequestro di più di una tonnellata di droga dall’inizio dell’anno. Nel febbraio scorso, circa 1.300 chili di coca sono stati sequestrati in meno di una settimana, dopo essere stati individuati in tre diversi container di caffè, carne congelata e frutta esotica, provenienti dal Brasile e dall’Ecuador. Grazie ad un’operazione congiunta con le autorità albanesi, qualche settimana fa invece è stata tracciata una spedizione di cocaina che dopo aver toccato Gioia Tauro è stata consegnata a Lipjana, cittadina di 50mila abitanti al centro del Kosovo albanese.

Dati che confermano quanto più volte sottolineato dal capo della procura antimafia di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri: dal 2019 Gioia Tauro è tornato uno degli snodi principali del traffico di droga.

Secondo un allarme lanciato da Europol ad inizio anno, produzione e traffico di cocaina non hanno subito grossi contraccolpi durante la pandemia. Mentre dall’America Latina arriva un ulteriore segnale d’allarme. Se, come riportano i media latinoamericani, i sequestri nei porti di partenza sono in aumento, in Colombia, il Paese tuttora considerato il maggiore produttore mondiale di “bianca”, nonostante la superficie utilizzata per le coltivazioni di coca si sia ridotta del 9% la fabbricazione di cocaina è aumentata dell’1,5%. Un segnale – sottolinea la Jife – che rivela l’evoluzione e il miglioramento delle tecniche di produzione e raffinazione, che avrebbero permesso di “esportare” parte della filiera produttiva anche in Paesi limitrofi. In più, dicono gli ultimi rapporti europei, sembra essere aumentato il grado di purezza della cocaina che entra in Europa, che oggi oscilla fra il 53 e il 69%, moltiplicando in maniera esponenziale il margine di profitto della ‘Ndrangheta, che continua a mantenere il monopolio dei traffici internazionali.

(fonte: Repubblica; foto: Guardia di Finanza di Reggio Calabria; Gazzetta del Sud)

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