A THE ROME TABLE IL RAPPORTO DEL CSO: AUMENTA L’EXPORT ITALIANO NEI MERCATI EXTRA UE

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Cresce l’export di kiwi e mele verso i mercati extra-Ue. Un processo che sta iniziando a interessare anche le pere e l’uva da tavola made in Italy. Ma se per le mele e le pere la chiave della spinta all’internazionalizzazione sta negli accordi bilaterali e nelle neonate aggregazioni commerciali, per uva e kiwi è soprattutto il significativo rinnovo varietale, in atto, che ha portato, ad esempio, in Puglia, a piantare circa 7.500 nuovi ettari di seedless e che fa prevedere, per il kiwi, il raddoppio, nei prossimi anni, degli areali nazionali per le varietà a polpa gialla.

È quanto è emerso nel rapporto Italian Fresh Trends presentato da Elisa Macchi (nella foto a destra), direttrice del Cso nel corso di The Rome Table, l’evento B2B organizzato dall’agenzia Omnibus comunicazione, in programma oggi e domani nella prestigiosa sede dell’Hotel Parco dei Principi a Roma (leggi news).

Mele, uva da tavola, kiwi e pesche nettarine – ha spiegato la Macchi – insieme valgono il 75% dell’export nazionale di ortofrutta. Le mele guidano il trend anche in considerazione del fatto che siamo i primi produttori europei con più di 2,2 milioni di tonnellate l’anno (-20% quest’anno).

Negli ultimi dieci anni la quota esportata di questo prodotto è passata dal 35 al 45%. Ma se fino ad alcuni anni fa l’84% dei volumi venivano venduti in Europa, oggi questa quota è scesa al 65% a vantaggio dei mercati terzi”.

Tra questi il Medioriente (a cui è destinato il 13% dell’export extra-Ue, e dove il principale acquirente è la Giordania che assorbe il 30% dei volumi inviati) ma anche l’Africa (8%) e il Centro e Sud America (4%).

“Per il kiwi – continua la Macchi – l’attività di export è ancora più significativa perché riguarda il 70% della produzione nazionale che ha un potenziale produttivo di circa 600mila tonnellate di prodotto l’anno. Un dato che, tolta la Cina, ci rende il principale produttore al mondo. Anche qui, come nel caso dell’uva da tavola, stiamo assistendo ad un importante attività di rinnovamento varietale con l’esponenziale diffusione delle varietà a polpa gialla per le quali si prevede, nei prossimi anni, una crescita dell’80% degli areali che determinerà il raddoppio delle attuali 35mila tonnellate”.

Il rinnovamento varietale dell’uva da tavola ha portato all’introduzione, in Puglia, delle varietà senza semi delle quali sono stati piantati, 7.500 nuovi ettari del 2014.

L’export di pere (20% delle 700mila tonnellate prodotto ogni anno) e uva (60%) è ancora molto legato al mercato europeo dal momento che le destinazioni dell’Unione europea assorbono rispettivamente il 93 e il 92% dei volumi venduti all’estero. Ma cresce la presenza su nuovi mercati.

Sempre più richiesta, ad esempio, l’uva made in Italy in Svizzera e Norvegia (+13% dal 2007 al 2016) ma anche nel Medioriente dove in dieci anni si è aperto un mercato che oggi vale il 2% dell’export di questo prodotto. Mentre le pere guardano a Medioriente (1% dell’export), Africa (2%), Centro e Sud America (1%).

Mariangela Latella

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