TERZO ANNO DI FRUTTA NELLE SCUOLE, IL BILANCIO DI GABRIELE FERRI (NATURITALIA)

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Sta ormai per terminare l’anno scolastico 2011/2012 e con esso si conclude anche la terza annualità di “Frutta nelle Scuole”, il programma comunitario finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdura tra i bambini di età compresa fra i 6 e gli 11 anni, incentivando la diffusione di abitudini alimentari più sane ed equilibrate.

Un obiettivo decisamente importante se si considera che nella società odierna circa un adulto su tre ha problemi di sovrappeso e quasi un italiano su dieci è decisamente obeso. Complessivamente, quest’anno il progetto ha coinvolto 950.000 alunni di 8.500 scuole primarie distribuite nelle diverse regioni italiane con un investimento totale di 31 milioni di euro.

Tra le principali realtà protagoniste del progetto troviamo la società commerciale Naturitalia a cui è stata affidata la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli nelle scuole delle Province autonome di Trento e Bolzano, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, che costituiscono il lotto 3 del programma comunitario. In queste aree, sono stati coinvolti in tutto 100.000 bambini di circa 720 diversi istituti di primo grado.

Per conoscere i risultati di questa terza tappa del progetto e tracciare un primo, parziale, bilancio dell’iniziativa tenendo conto anche dell’esperienza scaturita dalle prime due annualità, abbiamo rivolto alcune domande a Gabriele Ferri (nella foto), direttore di Naturitalia.

Qual è il bilancio di questa terza annualità del progetto “Frutta nelle Scuole”?

Dal punto di vista della comunicazione il bilancio è senza dubbio più che positivo in quanto le numerose azioni realizzate durante l’intero anno scolastico 2011/2012 hanno consentito di far conoscere in dettaglio le principali caratteristiche di questi prodotti alle giovani generazioni.

Quali sono, in sintesi, i dati numerici riguardanti le aree in cui è capofila Naturitalia? Complessivamente, nelle aree del lotto 3 di cui siamo capofila abbiamo coinvolto circa 96.000 bambini distribuiti in quasi 720 scuole. Dalla fine di novembre 2011 ad oggi ci siamo impegnati per fare arrivare per 31 volte frutta e verdura fresche entro le 10 del mattino in questi istituti e per 2 volte ci siamo recati in ogni scuola con spremiagrumi e abbiamo preparato sul posto squisite spremute d’arancio per i bambini. In tutto abbiamo distribuito 8.000 quintali di ortofrutta, un dato che può sembrare poco significativo se rapportato alla produzione totale taliana, ma che in realtà risulta straordinario se pensiamo che abitualmente durante la pausa ricreativa nelle scuole italiane non si consumano mai frutta e verdura, ma altri prodotti.

E quali sono i rapporti instaurati in questi territori?

Nei territori del lotto 3 che comprende Bolzano, Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto, anche grazie alla preziosa collaborazione di Alimos ed al raggruppamento temporaneo di imprese costituito appositamente per questo progetto, abbiamo costruito ottimi rapporti con le istituzione del comparto agricolo e dell’istruzione che hanno sempre collaborato attivamente con l’intento di perfezionare al meglio il percorso di “Frutta nelle Scuole”. Parallelamente, speriamo anche di aver costruito una buona relazione fra i baby consumatori e l’ortofrutta italiana.

Alla luce di questa esperienza, secondo voi quali sono i fattori positivi del progetto e quali invece gli aspetti da perfezionare?

Il fattore più importante è rappresentato dalla possibilità di illustrare ai giovani consumatori le caratteristiche salutistiche dell’ortofrutta e i fantastici effetti benefici derivanti da un consumo regolare di questi eccellenti prodotti della natura. Forse, occorrerebbe però perfezionare l’informazione rivolta agli alunni coinvolti e alle loro famiglie ed all’intera comunità dei consumatori utilizzando i grandi canali di comunicazione per raccontare le straordinarie peculiarità dell’ortofrutta così da ottenere un aumento del consumo che, purtroppo, negli ultimi anni continua inesorabilmente a diminuire.

Quali vantaggi è stato possibile ottenere operando come raggruppamento di imprese anziché come singole aziende?

I vantaggi sono senza dubbio molteplici. Per indicare i più significativi posso sottolineare innanzitutto che un raggruppamento di imprese mette a disposizione una gamma decisamente ampia di prodotti provenienti dai territori più vocati, dalle mele del Trentino Alto Adige fino al ciliegino di Pachino. Inoltre, attraverso il raggruppamento temporaneo, le imprese del settore, tendenzialmente individualiste, si sono trovate nelle condizioni di collaborare in modo sinergico per un importante progetto. Anche su questo fronte quindi il bilancio dell’iniziativa è più che positivo.

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