“Ho apprezzato le parole del Presidente della Repubblica che ha espresso la certezza che i terremotati sapranno risollevarsi. Sono d’accordo ma lo Stato deve prevedere interventi finanziari, sgravi, semplificazione e celerità burocratica. Serve una corsia di emergenza per le aziende agricole, solo così si favorisce la ripresa in un’area ad alta densità imprenditoriale”.
Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, incontrando i giornalisti, al termine di un vertice dell’Organizzazione a Bologna sul sisma. Confagricoltura ha definito un documento con iniziative, proposte e richieste per la ripresa produttiva nelle aree devastate dal sisma.
Qui sotto i punti salienti del progetto.
ASSISTENZA AGLI AGRICOLTORI
Tra i problemi più impellenti quelli dell’assistenza agli agricoltori. C’è la richiesta di camper, roulotte, tende per i produttori senza tetto che devono rimanere in prossimità delle attività produttive in un momento in cui non è possibile interromperle (è imminente la trebbiatura dei cereali, in particolare il grano tenero, a breve si entrerà nel pieno della raccolta della frutta e gli allevamenti zootecnici di vacche e suini vanno comunque portati avanti). Altra emergenza è quella dello sciacallaggio, contro il quale va potenziata l’azione di vigilanza e repressione delle Forze dell’Ordine: attrezzature e trattori, necessariamente lasciati all’aperto, spesso sono oggetto di furti. Anche da ciò viene la richiesta degli agricoltori di accamparsi in prossimità delle strutture aziendali. Va gestita anche la solidarietà tra agricoltori. Ci sono aziende, ad esempio, che devono affrontare la trebbiatura e le altre attività di lavorazione dei terreni ma hanno i trattori e le altre attrezzature sotto le macerie. Tali macchinari vanno richiesti in prestito temporaneo ad altri produttori locali e non. Confagricoltura ha costituito il coordinamento di Confagricoltura sul terremoto tra Federazione regionale, strutture territoriali delle province interessate dal sisma e Confederazione nazionale. Una task force che affronta i problemi normativi ed organizzativi che si stanno profilando nelle aree devastate dalle scosse.
DANNI
I danni al patrimonio immobiliare (sia abitazioni rurali, sia strutture ad uso produttivo) sono stati ingentissimi. Confagricoltura è impegnata a non far gravare sulle imprese tasse e oneri previdenziali che sono insostenibili e che sarebbero un’ulteriore mazzata. Sotto le macerie anche attrezzature, macchinari, trattori, silos, stalle (con perdita dei capi bovini e suini), impianti fotovoltaici, cosa che impedisce il normale svolgimento delle attività produttive Quali sono i comuni colpiti? Non collimano gli elenchi dei comuni inventariati dai decreti ministeriali e quelli dei provvedimenti della protezione civile. Occorre eliminare o superare questa discrasia, in modo da evitare problemi interpretativi ed applicativi della normativa fiscale. C’è poi il problema dei caseifici che hanno visto rovinare a terra il parmigiano reggiano ed il grano padano dalle scalere. Si parla di circa un milione di forme di formaggio cadute. I due consorzi delle dop hanno deciso il ritiro delle forme danneggiate che saranno avviate alla fusione od alla grattugia. Resta il problema di trasferire il formaggio rimasto indenne in altri centri di stoccaggio. C’è anche un altro tipo di sciacallaggio nelle zone terremotate da contrastare: quello di soggetti che si propongono di ritirare formaggio grana a prezzi irrisori dai caseifici che si trovano in grandissima difficoltà.
DISASTRO AMBIENTALE
C’è il problema del disastro ambientale. I soli danni alla rete idraulica ammontano a 70 milioni di euro; va riattivato il servizio di irrigazione, vanno resi nuovamente operativi i grandi impianti idrovori pericolanti, da cui dipende la sicurezza idrogeologica di una vasta ed abitata area della pianura padana; bisognerà poi provvedere al rinforzo degli argini danneggiati dal sisma. Nei terreni poi si sono avute crepe-voragini lunghe anche 70 metri, che attraversano i campi. La vegetazione è stata ricoperta da una sabbia “liquida”, quasi azzurrina. C’è anche la questione delle macerie, dell’enorme quantitativo di materiale laterizio di risulta, che andrà asportato dai luoghi produttivi in tempi e modalità individuate dalle autorità pubbliche. L’altro impegno che la task force di Confagricoltura sta affrontando è quello diretto ad assicurare una ripresa che sia la più immediata possibile, perché, come detto, le attività produttive agricole non si possono interrompere. Il terremoto ha investito un territorio ad altissima densità produttiva e la macchina organizzativa dei soccorsi, pur encomiabile, non era preparata ad affrontare una situazione del genere. C’è il rischio di paralizzare e penalizzare la vivace filiera agroalimentare che dà ricchezza e occupazione.
RIPRESA
Sono imminenti i nuovi raccolti cerealicoli e frutticoli ed occorre avere centri di stoccaggio adeguati. Devono essere utilizzabili tutti i magazzini che non hanno avuto danni diretti. Il decreto legge sul terremoto prevede che la certificazione di agibilità venga rilasciata da un professionista abilitato, dopo la verifica di sicurezza da completare entro sei mesi e se il livello di sicurezza sarà pari al 60% di quello richiesto ad un edificio nuovo. La norma non va bene per le imprese agricole per le quali vanno previste soluzioni specifiche ed immediate, con sopralluoghi e rilasci dei certificati estremamente celeri. L’agricoltura però non può attendere, ancor più nell’imminenza dei raccolti. Per superare la fase di emergenza ed avviare speditamente la ricostruzione, le imprese agricole delle aree terremotate devono avere una corsia preferenziale di accesso al credito.