TAGLIO AI FITOFARMACI, CRESCE IL FRONTE DEI “NO”, ITALIA COMPRESA: “VALUTARE L’IMPATTO REALE”

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Sono 17 i ministri dell’agricoltura UE (Italia compresa), che chiedono alla Commissione europea di “rifare i compiti a casa” sui fitofarmaci e di presentare una nuova valutazione di impatto sulla proposta di regolamento sull’uso sostenibile degli antiparassitari.

Tener conto delle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina sugli approvvigionamenti alimentari è il “minimo sindacale”, sostengono i 17, così come ovviare ad alcune vistose carenze del documento già presentato, in particolare sull’analisi economica delle conseguenze dei target di riduzione degli agrofarmaci sulla capacità produttiva europea.
Integrare in modo così robusto la valutazione di impatto che accompagna l’iniziativa legislativa (come tutte quelle dell’UE) vorrebbe dire fermare le macchine del processo legislativo fino alla presentazione del nuovo rapporto. Potrebbero volerci mesi, forse un anno, e addio nuovo regolamento in questa Legislatura.

Una novità è che anche l’Italia è per una soluzione di questo tipo. Roma si smarca da Parigi, Berlino e Madrid e si allinea al documento presentato dalla Polonia e firmato da altri 9 Paesi dell’Europa centro orientale.
Durante il dibattito tenuto il 26 settembre a Bruxelles, con i Paesi che chiedono un supplemento di studio si sono schierati Finlandia, Grecia, Irlanda, Lituania e Lussemburgo. Ma anche coloro che non vogliono allungare troppo i tempi con una nuova valutazione di impatto sottolineano la necessità di avere più informazioni sul divieto totale nelle “aree sensibili” (Danimarca, Francia, Germania, Spagna), la reciprocità delle regole per i prodotti importati (Francia, Spagna), la presenza o mancanza di alternative praticabili e le diverse situazioni locali e nazionali (Olanda), un maggiore sostegno agli agricoltori (Germania).
In pratica, ognuno ha preso uno o più elementi dalla lista di informazioni richieste dal documento polacco. “Le questioni sollevate non vanno trascurate” ha detto il ministro olandese, sottolineando che il suo Paese ha una “riserva di esame”, in quanto il Parlamento nazionale deve ancora pronunciarsi sulla proposta.
La presidenza ceca dell’UE prende atto e non ha nessuna intenzione di accelerare. “Abbiamo sempre detto che ci limiteremo ad approvare un rapporto sui progressi del dossier, poi spetterà alla presidenza svedese”, confermano.
La Commissione europea sembra restare ferma sulle sue posizioni. “Stiamo ascoltando e siamo pronti a lavorare con voi per trovare compromessi praticabili, soluzioni ambiziose che realizzano i nostri obiettivi” ha detto la commissaria competente, Stella Kyriakides.
“I nostri obiettivi” è un riferimento al fatto che i ministri avevano dato l’”ok” alla Farm to Fork e ai suoi target, esplicitato nella frase seguente: “Non dimentichiamolo, l’ambizione di ridurre le sostanze chimiche negli alimenti è ciò che vogliono i nostri cittadini. Questo è ciò che dobbiamo fornire”.
In realtà la Commissione è in difficoltà. Secondo indiscrezioni che circolano a Bruxelles, prima del Consiglio l’Esecutivo UE avrebbe chiesto ai Governi di Francia e Germania di ammorbidire la loro posizione.
La Spagna non ha interesse ad accelerare, ma neanche a bloccare tutto. Come già anticipato dal ministro Luis Planas, mira ad avere il controllo della fase finale dell’iter legislativo sotto la sua presidenza, prevista nel secondo semestre del 2023. Cipro, Paese della commissaria, si è limitato a chiedere “più flessibilità a livello nazionale.

fonte: Informatore Agrario)

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