Firmato a Bologna l’accordo che ha concesso in licenza alla Summerfruit i diritti di sfruttamento in tutto il mondo di una nuova varietà di kiwi precoce e polpa gialla, sviluppata dall’università di Bologna e Udine. Lo scorso settembre i due atenei avevano lanciato un bando per cercare partner interessati alla moltiplicazione e al commercio del nuovo kiwi su scala mondiale.
Il 5 febbraio scorso, a qualche mese di distanza, è stato firmato l’accordo con la ravennate Summerfruit. La nuova varietà è il risultato di anni di ricerca presso i due atenei, ed è stata tutelata con un brevetto a livello europeo. Gli artefici dello studio e sperimentazione che ha portato a questo nuovo tipo di frutto sono Guglielmo Costa del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna e Raffaele Testolin e Guido Cipriani del Dipartimento di scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine.
La licenza di produzione è stata aggiudicata, dopo aver vagliato numerosi candidati, alla azienda di Castel Bolognese, già nota e conosciuta per lo sviluppo e la diffusione del marchio Summerkiwi e per la sua presenza nei Paesi più importanti di produzione e di vendita dei frutti di actinidia. Grazie all’accordo, l’azienda licenziataria si aggiudica tutti i diritti di sfruttamento della nuova varietà di kiwi, denominata AC1536.
Summerfruit si occuperà di mettere in commercio il nuovo frutto e le prime coltivazioni sono previste già per l’anno in corso sia con nuove piante che con innesti. La AC 1536 è la prima varietà di kiwi a polpa gialla che potrà essere raccolta in tutte le aree produttive dell’emisfero nord nel mese di settembre e nel mese di febbraio-marzo nell’emisfero sud.
La varietà si fa notare per le qualità organolettiche, per il colore già molto giallo alla raccolta, la resa produttiva, le dimensioni, con un calibro intorno a 100 grammi e la conservabilità. Da rilevare infine che l’accordo tra i due atenei e la ditta vincitrice rappresenta un esempio di “trasferimento tecnologico made in Italy”, ovvero di come i risultati della ricerca pubblica italiana possano trovare valorizzazione in tutto il mondo, generando benefici per la società, per la ricerca stessa e per le aziende italiane.