SPIGOLATURE DA FRUIT LOGISTICA 2018: DIARIO SEMISERIO DELLA “GRANDE FIERA”

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  • Anche quest’anno l’Italia è il Paese più rappresentato alla fiera di Berlino: siamo i primi espositori quindi i primi contribuenti alle casse della fiera. I tedeschi ringraziano (parliamo di qualche milione di euro) anche perché in cambio chiediamo poco o niente. Potremmo chiedere più Italia nei convegni e negli eventi collaterali, invece… A Berlino non viene neppure il nostro ministro, l’ineffabile Maurizio Martina, sempre preso da altri impegni. D’altronde non è mai venuto negli anni passati, volete che venga adesso che è un ministro in scadenza, in campagna elettorale permanente. Che ci sia o non ci sia, poi che differenza fa per l’ortofrutta?
  • Mi correggo: un po’ di aria italiana è arrivata a Berlino: in sala stampa, bella, grande rinnovata, ricca di servizi, il portale www.fruitlogistica.de è disponibile anche in italiano, oltre che in spagnolo e inglese. Accidenti, si sono accorti di noi!
  • Presenza istituzionale più rilevante, l’ambasciatore italiano in Germania Pietro Benassi, sempre presente a Piazza Italia. Ha detto poche cose ma intelligenti, lanciando lo slogan “uniti nella diversità. Che potrebbe essere il compito da svolgere per il mondo dell’ortofrutta, peccato che siamo ancora al ‘divisi ma tutti con gli stessi problemi’
  • Sotto le bandiere del Cso, Fruitimprese, Ice e Italia Ortofrutta lo spazio Italy (più grande e affollato che mai) funziona sempre. Non abbiamo capito come mai non c’è anche ACI, Alleanza cooperative agroalimentari, e perché non c’è anche Unaproa, l’altra Unione nazionale delle Op. Non dovremmo essere ‘uniti nella diversità?
  • La presenza delle Regioni in fiera è quanto di più disorganico si possa immaginare: qualche stand decoroso, altri davvero brutti, stile fiera paesana con tanti banchetti. Il bello è che per questi spazi le Regioni pagano decine di migliaia di euro, in alcuni casi sono soldi regionali e basta; in altri, soldi regionali con contributi dei privati; in altri ancora solo soldi privati. C’è una logica? Si quella del Paese-manicomio.
  • Fedagromercati e Italmercati hanno firmato un procollo d’intesa per una ampia collaborazione (leggi news). Era ora, viene da dire. Cosa sono i grossisti senza gli enti gestori e cosa fanno gli enti gestori senza i grossisti? Quindi meglio tardi che mai. Il bello è che esiste ancora, anche se non dà più segni di vita, l’altra associazione degli enti gestori (Mercati Associati) da tempo entrata in clandestinità. Qualcuno li ha avvertiti?
  • Osservando il pubblico in fiera si nota la schiacciante prevalenza dell’elemento maschile. Non è un settore per donne, verrebbe da dire. Invece le donne ci sono, poche e brave, e ce ne vorrebbero di più. Nel mondo del vino si è accertato che le imprese gestite dalle donne sono più propense all’export grazie a caratteristiche tipicamente femminili (capacità di relazione, di narrazione del territorio, attenzione all’ambiente, ecc). Perché non può valere per l’ortofrutta?
  • Luca Granata, numero uno di Opera, non vuole sentir dire che di pere si esporta solo il 20%. E all’incontro su Futurpera ha puntualizzato, numeri alla mano su produzione, consumi e usi industriali, che l’export del fresco supera il 30% e in qualche caso va oltre il 40%. Nessuno l’ha smentito. Quindi statistiche da aggiornare.
  • Alcuni assessori regionali che si riconoscono in un leader nazionale che chiede dazi e barriere un giorno si e l’altro pure, a Berlino non osano neppure pronunciare la parola ‘dazi’ se non per condannare quei paesi che li mettono sui nostri prodotti. Insomma: protezionisti in casa, liberali all’estero. Siamo i maestri nella doppia morale.
  • Tutti a esprimere contentezza per il Tavolo nazionale ortofrutta istituito dal Ministero in extremis a dicembre 2017 dopo mesi di latitanza. Adesso però bisogna farlo funzionare e incalzare il nuovo governo/ministro. E a chi spetta farlo se non alle rappresentanze del sistema ortofrutta? Quindi il lavoro è solo agli inizi, e se non ci saranno risultati operativi la brutta figura la farà non il Ministero (tanto ci è abituato) ma proprio il mondo dell’ortofrutta. Quindi, attenzione signori…
  • Infine le due notizie più belle, quelle forse più apprezzate dalle imprese. Il primo treno Italia-Cina refrigerato potrebbe partire la prossima primavera da Milano (leggi news). E per le nostre pere il passaporto cinese potrebbe essere rilasciato fra due anni (non fra quattro). Del treno si sta occupando Cso Italy, sulle pere si sta muovendo l’Emilia Romagna con l’assessore Simona Caselli. Qualunque riferimento alla utilità o meno del ministero è puramente casuale.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

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