Che dire? Buone notizie in arrivo. Alla fine della giostra l’intervento comunitario per la crisi della frutta estiva è stato non solo tardivo ma anche (e forse per questo) irrilevante. Acqua fresca sul disastro pesche e nettarine. Il nuovo schema di aiuti per l’embargo russo è una aspirina contro la febbre a 40. Meglio che niente, però ci vuole ben altro.
Ci vuole che l’Europa politica capisca che non può fare danni enormi e poi chiamare gli altri (il mondo produttivo e commerciale agricolo) a pagare il conto. Troppo facile. Ci diciamo tutti i giorni che serve aprire nuovi mercati e qui invece si chiudono. E l’Europa che fa: sta a guardare? Poi in Italia. Chiamatela spending review o tagli, comunque anche l’agricoltura è chiamata a dare il proprio contributo all’austerità invocata dal premier Renzi per far vedere all’Europa che l’Italia fa sul serio. Bene. Il ministro ha fatto proposte che però non si possono dire (pare sul gasolio agevolato e sui terreni agricoli). Il presidente di Fedagri Confcooperative Giorgio Mercuri dice (ad agricolae.eu) che si può iniziare a risparmiare “non finanziando più quella serie di enti che non solo non servono, ma soprattutto continuano a creare buchi nei propri bilanci”. Organi “non soltanto pubblici appartenenti allo Stato, ma anche privati”. Con Agricolae.eu Mercuri è chiaro: “Non alimentiamo le Op di carta ed enti che gestiscono risorse comunitarie per mantenere in piedi semplicemente strutture create a sostegno delle grandi e piccole lobby”. Il presidente Copagri, Franco Verrascina, sempre ad agricolae.eu confida: “In agricoltura l’intervento pubblico è ridotto al solo mantenimento di strutture spesso inutili e non certo per sostenere politiche di sviluppo per il settore e in alcuni casi si tratta di enti che gestiscono, e i fatti ci dicono male, risorse europee che dovrebbero essere destinate agli agricoltori ed alla loro attività”.
Dunque la spending review in agricoltura si può fare, ma nessuno fa nomi e- sembra di capire- tutti guardano in casa degli altri. “Non nel mio giardino”, come dicono gli inglesi. Ma qui da qualche parte bisogna cominciare: a chi spetta fare i nomi? Al ministro? O istituiamo una commissione sugli enti inutili in agricoltura che indichi dove tagliare, magari a partire dagli enti e istituti vigilati dal Ministero. Col rischio che faccia la fine del povero Cottarelli, che quando pensava di cominciare a fare sul serio, è stato congedato. Scommettiamo che va a finire che si lascia tutto com’è, e si tagliano solo sovvenzioni e detassazioni. In pratica si aumenta la pressione fiscale sul settore: quindi più tasse per tutti, alla fine. E chi crede di risanare, mediti sull’eterna verità andreottiana: “I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che si credono Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie dello Stato”.
Via al bando del Masaf "Frutta e verdura nelle scuole" con 14 milioni di dotazione. A scanso di equivoci sarà bene specificare Frutta e verdura "fresca" nelle scuole *
SPENDING REVIEW IN AGRICOLTURA? SI PUÒ FARE, PERÒ FUORI I NOMI…
Che dire? Buone notizie in arrivo. Alla fine della giostra l’intervento comunitario per la crisi della frutta estiva è stato non solo tardivo ma anche (e forse per questo) irrilevante. Acqua fresca sul disastro pesche e nettarine. Il nuovo schema di aiuti per l’embargo russo è una aspirina contro la febbre a 40. Meglio che niente, però ci vuole ben altro.
Ci vuole che l’Europa politica capisca che non può fare danni enormi e poi chiamare gli altri (il mondo produttivo e commerciale agricolo) a pagare il conto. Troppo facile. Ci diciamo tutti i giorni che serve aprire nuovi mercati e qui invece si chiudono. E l’Europa che fa: sta a guardare? Poi in Italia. Chiamatela spending review o tagli, comunque anche l’agricoltura è chiamata a dare il proprio contributo all’austerità invocata dal premier Renzi per far vedere all’Europa che l’Italia fa sul serio. Bene. Il ministro ha fatto proposte che però non si possono dire (pare sul gasolio agevolato e sui terreni agricoli). Il presidente di Fedagri Confcooperative Giorgio Mercuri dice (ad agricolae.eu) che si può iniziare a risparmiare “non finanziando più quella serie di enti che non solo non servono, ma soprattutto continuano a creare buchi nei propri bilanci”. Organi “non soltanto pubblici appartenenti allo Stato, ma anche privati”. Con Agricolae.eu Mercuri è chiaro: “Non alimentiamo le Op di carta ed enti che gestiscono risorse comunitarie per mantenere in piedi semplicemente strutture create a sostegno delle grandi e piccole lobby”. Il presidente Copagri, Franco Verrascina, sempre ad agricolae.eu confida: “In agricoltura l’intervento pubblico è ridotto al solo mantenimento di strutture spesso inutili e non certo per sostenere politiche di sviluppo per il settore e in alcuni casi si tratta di enti che gestiscono, e i fatti ci dicono male, risorse europee che dovrebbero essere destinate agli agricoltori ed alla loro attività”.
Dunque la spending review in agricoltura si può fare, ma nessuno fa nomi e- sembra di capire- tutti guardano in casa degli altri. “Non nel mio giardino”, come dicono gli inglesi. Ma qui da qualche parte bisogna cominciare: a chi spetta fare i nomi? Al ministro? O istituiamo una commissione sugli enti inutili in agricoltura che indichi dove tagliare, magari a partire dagli enti e istituti vigilati dal Ministero. Col rischio che faccia la fine del povero Cottarelli, che quando pensava di cominciare a fare sul serio, è stato congedato. Scommettiamo che va a finire che si lascia tutto com’è, e si tagliano solo sovvenzioni e detassazioni. In pratica si aumenta la pressione fiscale sul settore: quindi più tasse per tutti, alla fine. E chi crede di risanare, mediti sull’eterna verità andreottiana: “I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che si credono Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie dello Stato”.
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
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