SPAGNA, AGLIO IN CRISI: PRODUTTORI ANDALUSI ABBANDONANO LA COLTIVAZIONE

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Il comparto dell’aglio spagnolo sta vivendo un momento davvero critico e in particolare in Andalusia – la regione principalmente vocata alla coltura in questione -. Le conseguenze di tale crisi sono sempre più tangibili. Dopo tre stagioni in perdita, infatti, molti produttori hanno deciso di dismettere la coltivazione, sostituendola con mais e altri cereali.

E’ questa la denuncia di Carmen Quintero (nella foto), segretario provinciale di COAG a Córdoba – prima provincia in termini di produzione di aglio della regione – nonché segretario del Tavolo Nazionale. “In generale i costi di produzione medi sono di circa 80 centesimi al chilogrammo mentre negli ultimi tempi sono corrisposti agli agricoltori appena 70 centesimi/chilo. I produttori storici rimangono sul mercato a spese del loro patrimonio personale ma molti scelgono di abbandonare la produzione”, spiega.

E i dati confermano questa tendenza: secondo le informazioni diffuse dal Ministero dell’Agricoltura ispanico, la superficie dedicata alla produzione di aglio in Andalusia si è ridotta del 14%, passando dai 5.550 ettari del 2013 ai 4.762 dello scorso anno. Anche in termini di produzione i risultati seguono lo stesso trend; se infatti nel 2013 i volumi totali raggiungevano le 58.181 tonnellate, nel 2014 – con un calo del 15% delle quantità – le tonnellate sono state appena 49.431. E’ una situazione insostenibile, che lo scorso 18 febbraio ha reso necessario convocare d’urgenza un’Assemblea Generale straordinaria del Tavolo Nazionale dell’Aglio.

“Il problema – critica Quintero – è che l’Unione Europea ha approvato l’estensione della quota di aglio cinese che può avere accesso al mercato comunitario. Questo si traduce in una sorta di invasione di aglio proveniente dalla Cina con cui è impossibile competere in termini di prezzi poiché in Europa vengono rispettate, come è giusto che sia, rigide norme per la tutela del lavoro all’origine e della salute dei consumatori finali”.

Una situazione ulteriormente aggravata dal contrabbando poiché – secondo il rappresentante dell’Associazione di produttori spagnola – in UE entrerebbero enormi volumi di aglio sfuggiti ai controlli. “La cipolla, per esempio, ha prezzi inferiori rispetto all’aglio; vengono dunque inviati interi carichi di aglio nascosti sotto qualche strato di cipolla”, lamenta. Tutto ciò sta portando i produttori andalusi a dover affrontare una situazione estrema anche se al momento è troppo presto per valutare con sicurezza l’andamento della prossima campagna.

Una piccola speranza arriva dalle notizie provenienti da zone di produzione extra europee dove la stagione è alle fasi finali e si iniziano a registrare minori volumi dovuti alle condizioni meteorologiche sfavorevoli. In attesa della riunione del Gruppo di Contatto italo-franco-spagnolo del comparto dell’aglio in programma per il 21 aprile prossimo a Perpignan (Francia), i produttori spagnoli chiedono dunque “maggiore coinvolgimento nella tutela del settore da parte del Ministero delle Politiche Agricole nazionale attraverso l’introduzione di prezzi minimi garantiti nell’intorno di 1,20 euro al chilogrammo oltre alla realizzazione di campagne promozionali a sostegno dei consumi domestici”.

Chiara Brandi

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