SIMPOSIO UVA: “L’ITALIA PERDE QUOTE E I COMPETITOR CORRONO. PUNTARE SU LOGISTICA E INNOVAZIONE”

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Cresce il consumo di uva da tavola nel mondo ma l’Italia, che pure è il primo produttore europeo, perde quote (-13% su scala mondiale, fonte Ice su dati Gti) a vantaggio dei competitor vecchi e nuovi.

Il rallentamento non dipende tanto da una riduzione dell’export, che negli ultimi 5 anni è rimasto sostanzialmente stabile, quanto piuttosto dall’aumento e dal rafforzamento dei produttori globali primo fra tutti il vicino e galoppante Egitto o la Turchia, per restare nell’area mediterranea, ma anche il Sud Africa, l’India (dove le nuove colture di uva stanno letteralmente esplodendo), la Cina oltre che i grandi produttori sudamericani come Cile, Perù e Messico.

Logistica, tecnologie per la catena del freddo, innovazione varietale, burocrazia, abbattimento delle barriere fitosanitarie e, di pari passo, promozione sui nuovi mercati, sono le sfide che il comparto nazionale dovrà affrontare per cavalcare l’onda dei consumi.

Intorno a questi temi si è svolta la tavola rotonda “L’uva da tavola e i prodotti deperibili di fronte alla sfida dell’internazionalizzazione”, diretta da Luca Lanini, professore di supply-chain management dell’Università Cattolica di Piacenza e Cremona. Il meeting ha concluso il calendario pugliese dell’VIII Simposio internazionale dell’uva da tavola che, da oggi, si “trasferisce” in Sicilia.

“Il traffico marittimo dell’uva e dei prodotti deperibili – ha precisato Lanini – acquista una crescente importanza. Con 2,4 milioni di tonnellate, l’uva da tavola rappresenta più del 10% delle 200 milioni di tonnellate di merci che viaggiano via mare in tutto il mondo. Di queste quasi la metà in container refeer (46% contro il 20% dell’export italiano). L’uso di questi container e in continua crescita e registra un trend di +3% l’anno”.

Accorciare i tempi doganali diventa strategico anche per questo nei porti italiani si sta spingendo sullo sdoganamento in mare ed il pre-clearing ossia la possibilità di spedire i documenti di trasporto in anticipo rispetto ai tempi di arrivo della merce.

“Abbiamo molto affinato la tecnologia per verificare la qualità del carico – ha spiegato Marco Adomi (nella foto sopra), business developer per il Medioriente del gruppo Savino del Bene – e l’aggiornamento è in continua evoluzione. Uno dei punti salienti per controllare la qualità delle merci, è la tracciabilità delle tempistiche di magazzino. Il pre-cooling diventa strategico per una corretta gestione di questo aspetto ma rappresenta ancora uno dei punti critici della movimentazione delle merci”.

Maggiore attenzione viene data al packaging che, come ha spiegato Barbara Giusti (nella foto sopra) di Sealed Air “oggi impiega film sempre più sottili e microperforati per ottimizzare la respirazione dell’uva con un allungamento della shelf-life fino a sette giorni se il primo trattamento post raccolta è fatto in maniera adeguata”.

Il futuro degli imballaggi per l’uva da tavola sono i packaging attivi, ossia contenenti additivi ed enzimi che rallentano il deperimento del prodotto. Tra le nuove frontiere oltre all’aggiunta di ozono e gas naturali, sono allo studio anche quelli che sfruttano onde elettromagnetiche.

Mentre sull’innovazione varietale è ormai assodato che i nuovi impianti italiani puntano tutto sulle varietà apirene, non mancano le proposte originali come quella avanzata da Marcello Gentile, rappresentante Ice presente al Simposio, che ha ventilato una possibile risposta del mercato anche a delle diet grape, ossia uve con un grado Brix inferiore a 12 che, per un qualsiasi agronomo, sarebbero definite acerbe.

Mariangela Latella

Bari

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