SICUREZZA ALIMENTARE, “PRESUPPOSTO IMPRESCINDIBILE PER LA PRODUZIONE”

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Si è tenuto ieri a Ravenna il convegno dal titolo “Sicurezza Alimentare: un problema di tutti”, organizzato da Agrilinea su iniziativa del Rotary Club cittadino e sostenuto da Almaverde Bio. Una vera lectio magistralis per puntare l’attenzione su un aspetto importante quanto talvolta sottovalutato – perché dato per scontato – alla presenza delle classi dell’Istituto Agrario locale.

Ad alternarsi al tavolo dei relatori diversi esponenti del mondo della produzione, del controllo oltre che medici e professori universitari, moderati dal direttore di Agrilinea Tv Sauro Angelini.

La sicurezza alimentare – è stato ripetuto più volte nel corso del pomeriggio – deve essere un “presupposto imprescindibile per la produzione”; detto ciò diventa fondamentale per tutti, soprattutto per i produttori di domani, conoscerne i termini e le condizioni. Il tema è complesso e per certi versi controverso: sebbene il Regolamento comunitario n.396/2006 imponga a tutti i paesi membri gli stessi limiti di residui chimici sui prodotti agricoli, – come ricorda Tiziano Galassi del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna – “nei prodotti provenienti da paesi extra-Ue le probabilità di trovare residui oltre la soglia sono 26 volte superiori rispetto alle possibilità in capo ad un prodotto italiano (valutato nella norma del 99,7% dei casi) mentre per un prodotto di origine europea tale cifra scende a 5”, ha sottolineato il direttore di AgroNotizie Ivano Valmori riportando i dati del Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (PAN).

“Ad oggi gli agricoltori raccolgono costantemente in campo informazioni relative a tecniche e trattamenti svolti per compilare il Quaderno di Campagna, come imposto dalla legge. Se si incominciasse a divulgare ciò che viene scritto in essi, in un’ottica di trasparenza, si potrebbe riuscire a ‘far parlare una pera’ trasferendo al consumatore il vero valore del prodotto italiano”, aggiunge. Negli ultimi trent’anni sono stati fatti tantissimi passi avanti in termini di sicurezza alimentare; “gli elementi che hanno concorso a raggiungere tali risultati – ha spiegato Ugo Palara, direttore tecnico di Agrintesa – sono principalmente tre: la continua ricerca, il sostegno delle Istituzioni e l’organizzazione del tessuto produttivo”.

Proprio in rappresentanza delle Istituzioni Valtiero Mazzotti, direttore generale agricoltura della Regione Emilia Romagna, ha sottolineato l’impegno dell’Amministrazione, non solo attraverso il PSR ma anche grazie ad altri strumenti ad hoc. Ampliando poi il concetto anche alla sicurezza ambientale, la Regione sostiene l’adozione di tecniche produttive rispettose dell’ecosistema incentivando l’agricoltura biologica.

E sul tema del bio è intervenuto Fabrizio Piva, presidente del CCPB, che – posta la sicurezza alimentare come prerequisito indispensabile – ha sottolineato l’importanza della difesa biologica in termini di minor impatto ambientale rispetto alla produzione tradizionale oltre che in termini di salubrità del prodotto al consumo.

A ribadire l’avanguardia di tali produzioni il direttore di Almaverde Bio Paolo Pari: “biologico non significa ritorno al passato; anzi, in questi anni sono state messe a punto molte nuove tecniche produttive e l’innovazione varietale è stata fondamentale. Il prodotto bio inoltre è il frutto finale di un processo che sottostà ad un disciplinare Ue e l’etichettatura, oltre alle voci obbligatorie per tutti gli alimentari, deve riportare anche specifiche che rendano il prodotto identificabile e tracciabile. Infine, non è da dimenticare che per il biologico, a differenza del convenzionale, non sono consentite alcune tecniche di conservazione. Ciò rende necessario l’import di certi prodotti in contro-stagione ma possiamo contare sul regime di conformità imposto ai paesi importatori dall’Unione Europea”.

“Una forma intelligente di tutela dei consumatori”, fa eco Fabrizio Piva. Tra gli enti preposti al controllo dei prodotti freschi c’è il Greit, laboratorio di analisi per prodotti agroalimentari, in rappresentanza del quale è intervenuto Lorenzo Petrini. “Da gennaio 2010 ad oggi sono stati analizzati dai nostri laboratori ben 60.000 campioni di prodotti ortofrutticoli. Di questi solamente l’1% circa è risultato non conforme alla legge per la presenza di residui chimici superiori ai limiti consentiti o per impieghi non autorizzati. Una percentuale molto bassa che considera sia prodotti nazionali sia esteri”, ha spiegato Petrini. 

La parte finale dell’incontro è stata interamente dedicata al tema della sicurezza alimentare declinata sotto il profilo nutrizionale. Tra i diversi interventi, nelle parole della dottoressa oncologa Lucia Bedei è riassunta l’importanza dell’alimentazione nella salute di ognuno di noi. “Tra il 30 e il 35% dei casi di tumore è legato ad un regime alimentare non adeguato. Addirittura per il tumore al colon o all’intestino tale percentuale arriva fino al 70-75%". In questo senso infatti si sono svolti numerosi studi che avvalorano la rilevanza di una dieta ricca di ortofrutta e legumi. “Inoltre il futuro dell’agricoltura legata alla salute non può prescindere dal biologico. I phytochemical, componenti presenti naturalmente nei vegetali di cui è stata dimostrata la capacità di addormentare le cellule tumorali, sono sintetizzati dalle piante tanto più sono lasciate crescere in modo ‘selvaggio’. Di qui dunque l’importanza dell’agricoltura biologica e dei produttori, destinati a giocare un ruolo sempre più di primo piano per la salute dei consumatori”, ha concluso Bedei.

Chiara Brandi

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