Sul Registro nazionale tenuto dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare delle Foreste, si contano 56 distretti biologici. Per una superficie coinvolta di 34 mila chilometri quadrati. In Sicilia sono appena cinque. E di questi, due sono riconosciuti anche come “Distretti del cibo”: Borghi Sicani e Bioslow Pane e Olio.
“Servirebbe una legge regionale specifica che riordini il settore”
Oggi, alla luce di quanto indicato nel decreto Ministeriale n. 663273 del 28 dicembre del scorso anno (“Determinazione dei requisiti e delle condizioni per la costituzione dei distretti biologici”), in Sicilia non ci sono le condizioni per riconoscerne altri. La Regione, infatti, non ha ancora normato l’ambito dei distretti biologici (o biodistretti) e non ne ha stabilito i requisiti richiesti per il loro riconoscimento. “La Sicilia che, malgrado la flessione dell’ultimo periodo, con i suoi 316.147 ettari di Sau certificata, rimane la prima regione d’Italia per coltivazioni biologiche, rischia di mortificare il proprio potenziale”, denuncia Lillo Alaimo Di Loro (nella foto), presidente di Italia Bio che aggiunge: “Sarebbe utile una legge regionale specifica che riordini il settore, dandogli slancio, e consenta ai comitati promotori di nuovi distretti di uscire dal “limbo dei buoni propositi” in cui per ora sono collocati”.
“Italia Bio e la rete Bio Slow – conclude Lillo Alaimo – sono pronti a collaborare con le istituzioni in quanto convinti, già da tempi non sospetti, che il concetto di “distretto biologico” rappresenta una innovativa forma di gestione e uso del territorio in cui cittadini, istituzioni, agricoltori e altri attori della filiera agricola condividono un patto di collaborazione per la gestione sostenibile del territorio, secondo i principi dell’agricoltura biologica”. Una forma di governo del territorio concretamente alternativa ai modelli economici dominanti che mette al centro i bisogni dell’uomo e il valore dell’agricoltore custode degli ecosistemi.