SICILIA, “L’UVA DI CANICATTÌ VUOLE TORNARE AD ESSERE PROTAGONISTA”

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Con circa 10mila ettari distribuiti tra Canicattì (circa 6mila) e Mazzarrone, la Sicilia è il secondo polo produttivo italiano di uva da tavola che apre la stagione, con le varietà precoci, sin da fine maggio e continua la distribuzione fino a dicembre.

A differenza di quello pugliese, il comparto siciliano si dimostra ancora legato alle varietà tradizionali con semi, in particolare uva Italia e Red Globe, orientato verso nicchie di mercato ma anche meno organizzato commercialmente dal momento che sono circa 7 le aziende commerciali del territorio. Questa situazione è determinata soprattutto dalla forte atomizzazione e disaggregazione del tessuto produttivo caratterizzato prevalentemente da piccole e piccolissime aziende.

Il consorzio Igp Uva Italia di Canicattì (che aggrega 51 produttori e 11 confezionatori per complessivi circa 350 ettari, con altre 20 richieste di adesione arrivate quest’anno) sta dando un importante spinta propulsiva a tutto il comparto, con il forte sostegno dei comuni dell’hinterland che registra un incremento degli areali in un rinnovato trend di crescita (+10% l’anno).

L’intento è quello di ridare all’uva di Canicattì il ruolo di primo piano che ha avuto tra gli anni settanta e la fine degli anni 80 quando si è avuto un vero e proprio apogeo che ha determinato la ricchezza del territorio che oggi forse vive ancora di rendita ma che, in controtendenza con i dati sul lavoro nel meridione, non accusa grossi gap occupazionali o migrazioni giovanili di massa.

Anche per rilanciare la vocazione produttiva di Uva da tavola, il comune di Canicattì ha ridato vita, quest’anno, all’Uva fest (leggi news), la tradizionale manifestazione del comparto che si è tenuta nel corso di questo weekend dopo 25 anni di “assenza”.

“In questo comprensorio – ha spiegato Salvatore Lodico (nella foto), presidente del Consorzio Igp Uva Italia – la produzione riesce a raggiungere particolari caratteristiche organolettiche anche grazie alla peculiarità del clima e del terreno che è sia argilloso che calcareo. Queste caratteristiche la rendono appetibile per mercati come il Nord Africa, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania oppure l’Arabia Saudita. Mentre con la Red Globe che si conserva meglio, arriviamo fino al Sud-Africa, allo Sri Lanka e in diversi altri Paesi del Sud Est asiatico”.

In flessione rispetto all’anno scorso (-10% il prezzo al produttore, che viene liquidato tra i 50 e i 70 centesimi al chilo) la campagna di quest’anno è stata condizionata dalle elevate temperature che si sono registrate durante tutta l’estate e che hanno determinato un leggero calo qualitativo soprattutto sulle varietà precoci e nelle aree di Ravanusa e Campobello di Licata. Sui canali della Gdo invece i prezzi oscillano tra gli 11 centesimi per le pedane grandi nelle principali catene nazionali (che diventano anche 5 euro al chilo a scaffale), ai 14-15 offerti dalle insegne francesi (o dai mercati all’ingrosso come Rungis, Lione, Lille e Perpignan) per un carico completo, ossia un tir da 200 quintali.

Migliori le performance registrate per gli ammassi alle cantine (scarti di produzione destinati all’industria del vino, circa il 15% dei volumi) che quest’anno sono stati liquidati intorno ai 30 centesimi al chilo contro i 12 dell’anno scorso, grazie all’elevato grado zuccherino che, per contro, le condizioni climatiche hanno permesso di sviluppare.

Mariangela Latella

Canicattì

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