SICCITÀ, IN SICILIA CRESCE L’ANGOSCIA: “ABBIAMO LE ORE CONTATE”

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Qualcuno ha fatto i conti. Con le riserve idriche presenti nei laghetti aziendali disseminati nell’areale di produzione dell’uva di Mazzarrone Igp (Caltagirone, Licodia Eubea e Mazzarrone, in provincia di Catania e Acate, Chiaramonte Gulfi e Comiso, in provincia di Ragusa) si potranno assicurare le irrigazioni solo fino a metà luglio. Per le produzioni di media epoca e tardive, se nel frattempo non piove, non ci sarà scampo. “E allora dovremo fare i conti con il dimezzamento della produzione perchè perderemo le produzioni di agosto e settembre”, afferma sconsolato Giovanni Raniolo, presidente del Consorzio di tutela dell’uva di Mazzarrone Igp. 

La siccità ha colpito duro quest’anno. E anche le temperature non hanno fatto sconti. È l’annata più nera che gli agricoltori ricordino. Il 1990 e il 2002, considerati per scarsità di precipitazione i peggiori degli ultimi 50 anni, non sono paragonabili a quello che sta accadendo quest’anno. Non a caso la giunta di governo regionale ha deciso di chiedere al ministero e alla Ue il riconoscimento di “circostanze eccezionali” che consentirebbe di ottenere alcune deroghe sulla politica agricola comunitaria.

Di Pasquale: “Come disponibilità d’acqua abbiamo le ore contate”

Abbiamo le ore contate”, dice Vincenzo Di Pasquale, titolare insieme al fratello Angelo a Delia in provincia di Caltanissetta dell’azienda agricola Donnalia. Il riferimento è sempre alla disponibilità di acqua da destinare all’irrigazione. “I laghetti aziendali che vengono alimentati dalle piogge e, in assenza di queste, dall’acqua estratta dai pozzi – spiega l’imprenditore di Delia – sono ai minimi storici. E anche le falde, senza la ricarica naturale delle precipitazioni, continuano ad abbassarsi e per emungere acqua dai pozzi si consuma tantissima energia”.

“In genere – spiega Raniolo – le prevalenze da superare sono sempre state comprese tra gli 80 e i 120 metri. Oggi per trovare acqua dobbiamo pescare a 150-200 metri di profondità”. Non a caso in occasione di questa emergenza è stata “ritoccata” al rialzo (+50%) la quantità di gasolio a tariffa agevolata che può essere assegnata a ciascuna azienda agricola.

Il titolare dell’azienda Donnalia si fa forza: “Quest’anno sulle albicocche abbiamo perso in calibro ma abbiamo guadagnato in grado zuccherino e in precocità: per la carenza di pioggia i frutti hanno preso più gusto già durante la stagione di primo raccolto che è stato anticipato di 10-15 giorni. Si prevede un calo produttivo del 30 per cento che solo parte sarà compensato dall’aumento del 10 per cento circa dei prezzi che siamo riusciti a spuntare”.

Fontanazza: “Sulle albiccoche produzione dimezzata”

Diversa e più nera la visione di Stefania Fontanazza, giovane titolare di un’azienda in agro di Butera in provincia di Caltanissetta, a indirizzo misto dove insieme ai cereali si producono drupacee, in particolare albicocche, pesche e nettarine di diverse cultivare per coprire un calendario di raccolta molto ampio. “L’inverno eccessivamente mite non ha permesso a molte varietà di soddisfare il fabbisogno di freddo necessario a svegliare le gemme dormienti”, spiega l’imprenditrice. “Il risultato è – continua – che molte piante, soprattutto quelle delle cultivar più precoci non sono riuscite nemmeno a emettere i fiori e quindi si è azzerata la produzione. Sulle albicocche che sono più delicate, prevedo un calo produttivo del 50 per cento”. L’assenza di piogge e le temperature elevate hanno fatto il resto: senz’acqua i frutti non hanno raggiunto i calibri attesi e a causa del caldo precoce sono giunti a maturazione con largo anticipo: 10-15 giorni. E fin qui le albicocche. “Per le pesche che risentono meno degli estremi a cui ci ha abituato questo 2024 – aggiunge Fontanazza – si prevede un anticipo di maturazione di circa 20 giorni e un’ottima qualità organolettica che purtroppo non trova riscontro sul piano dei prezzi. La carenza del prodotto nostrano, infatti, non si traduce nel rialzo delle quotazioni perchè viene rimpiazzato da quello che arriva dall’estero”.

La mancanza d’acqua incide anche sulle drupacee

Anche a Butera il fiato è sospeso per le produzioni di pesche e nettarine tardive: le riserve idriche del laghetto aziendale sono prossime all’esaurimento e i pozzi si stanno pericolosamente prosciugando.

In un altro areale di produzione la musica cambia poco. A Canicattì nell’Agrigentino, Marsello Lo Sardo produttore di albicocche, pesche, nettarine e uva da tavola della cultivar Italia racconta di laghetti aziendali con riserve agli sgoccioli e di pozzi da cui viene estratta acqua anche a 300 metri di profondità invece dei soliti 150-200. Anche lì le albicocche sono state raccolte con un anticipo di 10-15 giorni con magre soddisfazioni per il calibro. “Ma eccezionali per gusto e dolcezza”, tiene a sottolineare Lo Sardo. 

La situazione dell’uva Italia

Per quanto riguarda la produzione dell’uva Italia, si prevedono rese di 280-300 quintali per ettaro. Superiori a quelle del scorso anno che risentirono degli effetti della peronospora. “I produttori che lo scorso anno hanno assistito alla riduzione delle rese, quest’anno tenteranno di recuperare, ma lo faranno senza esagerare”, afferma Lo Sardo che è presidente del Consorzio di tutela dell’Igp uva di Canicattì. “Hanno finalmente compreso – conclude – che qualità e quantità non vanno d’accordo e che se vogliono ottenere un prodotto apprezzato dal mercato non devono spingere troppo sulle rese del vigneto”.

Angela Sciortino

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