SEQUESTRO DI CARBONIO, UN NUOVO STUDIO PUÒ DIVENTARE UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE

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Un ettaro di alberi di prugne sono in grado di assorbire (sequestrare) dall’atmosfera 12 tonnellate di CO2 in un anno. È quanto è emerso da uno studio sul sequestro di carbonio, il primo nel suo genere, che si basa su un’innovazione tecnologica che porta la firma di Riccardo Valentini, docente di Ecologia delle foreste presso l’Università della Tuscia, applicata su 5 ettari di prugne dell’azienda agricola Mugnano, guidata da Alberto Levi e leader nella produzione di prugne essiccate.
I risultati della ricerca sono stati presentati nel corso della ‘Conferenza europea sulla ricerca e l’innovazione nel settore ortofrutticolo’ organizzata la settimana scorsa da Areflh, l’associazione delle regioni ortofrutticole europee.
Alberto Levi
“Il sequestro di carbonio – ha dichiarato Simona Caselli, presidente di AREFLH – è un tema tra i più importanti che saranno studiati e sviluppati in futuro. La competenza del professor Valentini riguarda il ruolo dei cambiamenti di uso del suolo e della silvicoltura nel ciclo del carbonio, la biodiversità e la bioenergia. Per quanto riguarda Alberto Levi, egli ha applicato i Tree Talkers (vedi www.openfields.it per maggiori informazioni su questa tecnologia) nei suoi frutteti di prugne. AREFLH ha messo allo studio un progetto per diffondere questo strumento presso tutti i propri associati. È già all’ordine del giorno del prossimo consiglio di amministrazione di AREFLH”.
Simona Caselli
Attraverso un sofisticato sistema di sensoristica in grado di monitorare, ad esempio, l’attività ed il volume dell’apparato foliare degli alberi, la circolazione linfatica e il suo processo di assorbimento, la circolazione dell’acqua ed altri parametri, questa tecnologia, unica nel suo genere, riesce a controllare in tempo reale la salute degli alberi e quanta CO2 viene sequestrata durante il periodo dell’attività della fotosintesi clorofilliana, da aprile ad ottobre.
“Abbiamo iniziato questo primo progetto pilota nel 2020 – spiega Alberto Levi – ed abbiamo raggiunto risultati interessanti poiché abbiamo iniziato a misurare il carbonio sequestrato. Oggi una tonnellata di carbonio è equivalente ad un credito di carbonio che, oggi, vale circa 45-50 dollari. Lo strumento c’è, manca il modello giuridico-commerciale per creare valore aggiunto alla produzione agricola. Serve, in pratica, sviluppare tutto l’aspetto legato alla contrattualistica per la cessione dei crediti di carbonio ad aziende che sono carbon positive ossia che hanno bisogno di acquistare crediti di carbonio per neutralizzare il proprio bilancio di carbonio appesantito, ad esempio nel caso delle multiutility, dalla produzione di energia”.
Il sequestro di carbonio misurato con questa tecnologia, permane fino alla fine della vita della pianta che nel caso dei prugneti dell’azienda agricola Mugnano, oggi di 10 anni, è di quaranta anni.
“Alla fine della vita produttiva del frutteto  – afferma Levi – si può evitare che il carbonio venga reintrodotto in atmosfera attraverso, ad esempio, la cessione della legna degli alberi come biomassa per la produzione di energia rinnovabile”.
L’alea principale di questi contratti è l’alta volatilità del prezzo dei crediti di carbonio, causata dal fatto che questo mercato è ancora agli albori e quindi è poco regolamentato. Per adesso gli alti e i bassi sono legati alla regola della domanda e dell’offerta.
Ma gli agricoltori per entrare in questo mercato hanno bisogno di certezze anche in funzione dei tempi lunghi della pianta.
“Per questo – precisa Levi – una delle soluzioni di regolamentazione allo studio per il contratto di compravendita dei crediti di carbonio, è quella dei ‘futures’ che potrebbero dare la garanzia di fare contratti a lungo termine con, ad esempio, una multiutiliy. Si tratta di contratti che fissano un prezzo prima che i crediti, ossia il sequestro di CO2, si siano maturati. Alla scadenza del contratto, se la quotazione del credito di carbonio sarà più alta di quella pattuita, se ne avvantaggerà il compratore, viceversa rappresenterà un maggior introito per l’agricoltore-venditore. E si parla di cifre che potrebbero rappresentare una svolta per la sostenibilità ambientale ed economica delle aziende agricole dell’era del New Green Deal”.
Sulla base di questo test pilota, l’Accademia Nazionale di Agricoltura ha allo studio un progetto da 2 milioni di euro per finanziare, a partire dall’anno prossimo, venti sotto-progetti in altrettanti frutteti, tutti diversi, lungo la penisola, dalle arance della Sicilia alle mele del Trentino.
“Il processo di regolamentazione europeo dei crediti di carbonio partirà il prossimo 14 luglio quando la Commissione Europea presenterà il disegno di legge sul sequestro di carbonio – ha detto Caselli – che prevedrà, fra l’altro, l’istituzione di un Borsa merci. Si tratta di un giro di boa che impatterà fortemente sulle aziende agricole perché creerà nuove fonti di guadagno mai considerate prima. Se la Commissione Europea punta a fare partire le prime applicazioni sul sequestro di carbonio nel 2023, per arrivare a regime nel 2026, la norma UE dovrà avere concluso il suo iter legislativo entro il prossimo anno. Si tratta di uno strumento importantissimo per iniziare ad affrontare le sfide del futuro lanciate con il nuovo programma di Horizon Europe, con la strategia F2F e con il Green Deal europeo senza considerare che può essere sfruttato anche con i programmi operativi OCM”.
Mariangela Latella

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