SENZA SEMI E A BUCCIA NERA, IL COCOMERO DIVENTA “DOLCE PASSIONE”

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Dopo oltre 30 anni ritorna sul mercato italiano il cocomero a buccia nera. Ma attenzione, non si tratta di un viaggio nel passato bensì di una vera e propria evoluzione del gusto, risultato di un lungo lavoro di ricerca durato ben 7 anni.

Possiamo annoverarlo come l’orgoglio del made in Italy ‘Dolce Passione’, il cocomero a buccia nera pronto a sbarcare nel mercato dalla metà di maggio, e sicuramente a lascare il segno. Prima di tutto per la specificità del prodotto, l’anguria senza semi, in fascia premium, destinato a fare innamorare il consumatore ad altre varietà di cocomero. Poi per la tipologia del progetto, frutto di un lavoro di squadra che ha visto Lamboseeds impegnata sul fronte della sperimentazione e ricerca avanzata, in una sinergia che ha fatto incontrare il mondo della produzione e commercio insieme ad Alma Seges (Eboli, Salerno) e Ortofrutta Castello (Stanghella, Padova).

Il risultato è una anguria dalla buccia nera brillante e uniforme, dotata di polpa rossa vivace e croccante, con un gusto dal carattere zuccherino importante (grado brix non inferiore a 12, senza dubbio più vivace rispetto al tradizionale), ricca di fibra grazie anche all’assenza del seme. La produzione si attesta su circa 40mila quintali in questa prima fase, dislocata in varie parti d’Italia (dalla Sicilia sino alla Lombardia) per un’area complessiva di circa 100 ettari, selezionando le aree più vocate della produzione del cocomero.

La fascia di mercato del prodotto è alta e non è casuale la scelta di presentarla in anteprima a Macfrut, la più importante fiera di settore italiano, evento sempre più orientato verso l’innovazione tecnologica e di prodotto. Come nel caso di Dolce Passione, prodotto innovativo destinato a lasciare il segno in un mercato delle angurie dai numeri importanti. Secondo gli esperti i consumi di questo frutto sono addirittura superiori a quelli delle banane. Si stima che a livello mondiale la produzione si avvicina ai 100 milioni di tonnellate facendolo diventare il frutto più consumato.

Il consumo di questa cucurbitacea potrebbe in futuro ancora espandersi favorito da alcuni fattori a partire dall’incremento delle temperature del pianeta che influiscono sull’aumento del consumo di questo frutto considerato climaterico dal momento che trova il crescente interesse degli acquirenti, soprattutto in estate quando esprime il massimo del suo potenziale produttivo. Non solo, il cocomero piace anche per il basso contenuto di calorie e l’elevata presenza di acqua nella polpa che lo rende altamente dissetante e ricco di licopene, un antiossidante considerato benefattore della salute.

Un altro motivo del successo del cocomero è dato dall’incremento demografico di ulteriori 2,5 miliardi di abitanti del pianeta soprattutto in paesi con climi caldi o molto caldi come ad esempio quelli africani, americani o asiatici.
L’interesse del consumatore dei paesi con maggiore capacità di spesa è rivolto soprattutto al cocomero senza semi. Le angurie senza semi sono quelle che producono frutti più piccoli, più facili da trasportare e dal consumare.

Al momento tra le diverse tipologie di cocomero oggi commercializzate, il consumatore guarda ancora ai frutti striati, ma sta crescendo il consumo delle angurie a buccia nera, pola roso brillante senza semi o con pochi semi edibili.

Lo scenario produttivo mondiale vede in testa la Cina, seguita dall’Iran, dalla Russia, dall’India e dalla Turchia. La produzione dell’Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, parla di una superficie di circa 16.000 ettari per circa 539 mila tonnellate di cocomeri. Le aree di maggiore interesse produttivo, sono il Lazio, la Puglia, la Sicilia, la Lombardia, la Campania l’Emilia-Romagna.

 

Nella foto di apertura, da sinistra: Sandro Colombi di Lamboseeds, Luciano Trentini, Carmine Alfano di Alma Seges, Pier Luigi Castello

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