SECONDO GIORNO DI INTERPOMA, FOCUS SU MALATTIE DA REIMPIANTO

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A Interpoma, la fiera dedicata alla mela tenutasi a Bolzano dal 15 al 17 novembre scorsi organizzata dal Consorzio Mela Alto Adige, nel secondo giorno del congresso “La Mela nel Mondo”, si è avuta la presenza di ospiti internazionali che hanno discusso di un tema di grande rilevanza per il settore melicolo, le malattie da reimpianto.

I primi a prendere la parola sono stati Robert Wiedmer, del centro di Consulenza per la Frutti-Viticoltura dell’Alto Adige e Martin Thalheimer, del centro per la Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg, che hanno illustrato esperienze pratiche e risultati di esperimenti eseguiti su terrenti con malattie di reimpianto nella frutticoltura dell’Alto Adige.

Partendo dal problema dell’esaurimento dei terreni coltivati, i relatori hanno illustrato come la stanchezza del terreno abbia un’influenza molto variabile nella crescita delle piante da zona a zona e a volte anche nello stesso frutteto. Nel complesso, gli esperimenti hanno rivelato come i trattamenti chimici del suolo abbiano avuto un effetto molto consistente in tutti i siti su cui sono stati utilizzati, mentre le misure alternative si sono dimostrate efficaci solo in determinate circostanze.

Il secondo relatore, Luisa Manici del Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (CRA/CIN) di Bologna, ha presentato i risultati di esperimenti sulle comunità fungine del suolo come indicatore di salute del suolo nei frutteti di alberi da frutto. Il marciume complesso di radice fungina, infatti, è il principale fattore biotico di del declino del rendimento che ha caratterizzato i sistemi europei di coltivazione intensiva. A supporto di ciò, la relatrice ha osservato che l’aumento medio della crescita delle piante sul suolo disinfettati rispetto a suoli ripiantati, è del 42%, come si evince da un recente saggio biologico su 9 meleti diversi.

Della risposta delle radici ai residui colturali ha parlato Davide Neri dell’Università Politecnica delle Marche, Ancona, mentre Mark Mazzola, della Washington State University, Wenatchee (USA) ha illustrato alcuni provvedimenti biologici nel terreno contro le malattie di reimpianto, affermando che lo sviluppo di misure di reimpianto non fumiganti di controllo della malattia sono basate sulla conoscenza del processo e che il grado di efficacia e la persistenza degli effetti biologici può essere il portinnesto-dipendente.

Gerhard Baab, della DLR Kompetenzzentrum Gartenbau, Kleinaltendorf (D) ha descritto alcune esperienze con malattie di reimpianto nei meleti in Germania, aggiungendo che le cause delle malattie sono diverse e non del tutto comprese. Secondo il relatore, che propone alcuni esempi di trattamenti con prodotti biologici, le radici morte e i loro residui probabilmente provocano un accumulo di batteri e funghi che attaccano le nuove radici. Terence Robinson della Cornell University, Geneva (USA), ha illustrato alcuni esempi di portinnesti resistenti alle malattie da reimpianto, come il fuoco batterico.

Robinson ha spiegato che le chiavi del successo di nuovi impianti di meleti sono l’alta densità, circa tremila alberi per ettaro, e l’alto rendimento, pari a circa 150 tonnellate per ettaro nei primi cinque anni. A ciò sui aggiunge la rapida crescita delle piante, la produzione di elevate rese adulte, superiore a 60 tonnellate per ettaro, e l’alta qualità della frutta. Infine, Walter Rass del Centro di Consulenza per la Frutti-Viticoltura dell’Alto Adige, ha presentato il prototipo di una macchina per lo scambio della terra sulla fila d’impianto che – nonostante il costo ancora troppo elevato – ha dato risultati soddisfacenti.

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