La Coldiretti ha stilato la lista (top ten) dei dieci cibi che inquinano di più. Si va dalle ciliegie cilene ai mirtilli argentini fino agli asparagi del Perù. Nell’elenco ci sono anche le more del Messico, i cocomeri del Brasile, i meloni di Guadalupe, i melograni da Israele e i fagiolini dall’Egitto che arrivano sulle tavole italiane “a causa della cattiva abitudine di consumare fuori stagione alimenti di cui è ricca anche l’Italia”.
Il tutto illustrato in un dossier “Lavorare e vivere green in Italia” elaborato in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente e presentato al Nelson Mandela Forum di Firenze, alla presenza dei ministri Galletti (Ambiente) e Martina (Agricoltura). La sostanza del discorso è che consumando i prodotti secondo le stagioni si fa del bene anche all’ambiente. Giusto. Ovvio che questa lista ha avuto risonanza sui media ed è stata ripresa dai vari organi di informazione scritta e on line. Premetto che essendo cresciuto tra città e campagna rispettare la stagionalità dei prodotti per me è un dogma. E non mi sognerei mai di comprare asparagi peruviani o ciliegie cilene, e diffido pure delle fragole e pesche spagnole. Ma non per coscienza ambientale ma per una questione mia personale, come dire, ‘culturale’, educativa.
Detto questo, riflettiamo. Per tutto l’inverno abbiamo consumato frutta e ortaggi provenienti dal Sud su gomma, quindi che hanno percorso migliaia di chilometri. E consumare arance non ci può far sentire in colpa per i danni all’ambiente. Se non le consumassimo, faremmo danni ben più pesanti ai produttori siciliani. Poi il made in Italy. Fino a ieri abbiamo esultato per i record del nostro export agroalimentare, per il nostro vino che vola in Cina, Usa e Canada, per i nostri kiwi che navigano verso la Corea, per le pere e mele che hanno sfondato le barriere americane. Quindi anche i nostri prodotti, anche il made in Italy inquina e danneggia l’ambiente, fa consumare tanto petrolio e produce tanta anidride carbonica. Però in questo caso l’inquinamento è ‘buono’, non ci preoccupa, sostiene la nostra economia e il lavoro. Anzi, vorremmo andare sempre più lontano. Come la mettiamo? Km zero o diecimila? Bene entrambi, dipende dalle convenienze. Ma, per favore, niente ipocrisie.
Via al bando del Masaf "Frutta e verdura nelle scuole" con 14 milioni di dotazione. A scanso di equivoci sarà bene specificare Frutta e verdura "fresca" nelle scuole *
SE ANCHE IL MADE IN ITALY INQUINA L’AMBIENTE
La Coldiretti ha stilato la lista (top ten) dei dieci cibi che inquinano di più. Si va dalle ciliegie cilene ai mirtilli argentini fino agli asparagi del Perù. Nell’elenco ci sono anche le more del Messico, i cocomeri del Brasile, i meloni di Guadalupe, i melograni da Israele e i fagiolini dall’Egitto che arrivano sulle tavole italiane “a causa della cattiva abitudine di consumare fuori stagione alimenti di cui è ricca anche l’Italia”.
Il tutto illustrato in un dossier “Lavorare e vivere green in Italia” elaborato in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente e presentato al Nelson Mandela Forum di Firenze, alla presenza dei ministri Galletti (Ambiente) e Martina (Agricoltura). La sostanza del discorso è che consumando i prodotti secondo le stagioni si fa del bene anche all’ambiente. Giusto. Ovvio che questa lista ha avuto risonanza sui media ed è stata ripresa dai vari organi di informazione scritta e on line. Premetto che essendo cresciuto tra città e campagna rispettare la stagionalità dei prodotti per me è un dogma. E non mi sognerei mai di comprare asparagi peruviani o ciliegie cilene, e diffido pure delle fragole e pesche spagnole. Ma non per coscienza ambientale ma per una questione mia personale, come dire, ‘culturale’, educativa.
Detto questo, riflettiamo. Per tutto l’inverno abbiamo consumato frutta e ortaggi provenienti dal Sud su gomma, quindi che hanno percorso migliaia di chilometri. E consumare arance non ci può far sentire in colpa per i danni all’ambiente. Se non le consumassimo, faremmo danni ben più pesanti ai produttori siciliani. Poi il made in Italy. Fino a ieri abbiamo esultato per i record del nostro export agroalimentare, per il nostro vino che vola in Cina, Usa e Canada, per i nostri kiwi che navigano verso la Corea, per le pere e mele che hanno sfondato le barriere americane. Quindi anche i nostri prodotti, anche il made in Italy inquina e danneggia l’ambiente, fa consumare tanto petrolio e produce tanta anidride carbonica. Però in questo caso l’inquinamento è ‘buono’, non ci preoccupa, sostiene la nostra economia e il lavoro. Anzi, vorremmo andare sempre più lontano. Come la mettiamo? Km zero o diecimila? Bene entrambi, dipende dalle convenienze. Ma, per favore, niente ipocrisie.
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it
LA SPREMUTA DEL DIRETTORE
L'ASSAGGIO
Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana
Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!