SCANDINAVIA TUTTA DA SCOPRIRE: L’EXPORT ITALIANO NON VA OLTRE IL 4%

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La quota di export italiano in Scandinavia non va oltre il 3-4% del totale degli acquisti ortofrutticoli dall’estero dei 4 Paesi della Penisola: ci sono dunque grandi margini di crescita in un’area ricca nella quale, tra l’altro, le autorità consigliano il consumo tra i 500 e gli 800 grammi di frutta e verdura al giorno, patate escluse. E’ quanto emerso al seminario organizzato da Omnibus con CSO Italy e Fruitimprese dal titolo “L’ortofrutta italiana in Scandinavia”, che si è svolto questa mattina a Macfrut, nell’area Pianeta Rosso.

Proprio le patate, con il 70% del totale, sono il prodotto più coltivato in Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia, che importano significativi quantitativi dello stesso tubero così come di frutta, anche esotica e ortaggi, con Spagna e Paesi Bassi a farla da padrona alla voce “fornitori”.

Dopo l’intervento introduttivo del direttore di Omnibus e Gemma Editco Antonio Felice, il presidente di CSO Paolo Bruni ha ricordato che l’Italia, lo scorso anno, ha sofferto un significativo calo produttivo che l’ha tenuta lontano dal potenziale di 24 milioni di tons. I consumi interni, inoltre, sono in forte difficoltà come emerge proprio da dati CSO Italy: tra il 2022 e il 2023 un calo del 14% ha tolto dai carrelli delle famiglie italiane oltre 800mila tons. Per questo “servono nuovi mercati per i nostri prodotti: stiamo lavorando per abbattere le barriere fitosanitarie”.

Ha preso quindi la parola la direttrice del CSO Elisa Macchi che è entrata nel dettaglio: “I Paesi scandinavi sono al top a livello di reddito pro capite, anche se scontano un problema inflattivo, e ci sono ampi margini per la nostra ortofrutta. Tra Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, sono le patate l’articolo di punta, con 6 milioni di tons coltivate: valgono il 70% della produzione ortofrutticola, l’ortofrutta vera e propria si attesta sulle 160mila tons. Il mercato è sempre più ricettivo, anche se i consumi di ortofrutta restano bassi. Ma la raccomandazione delle autorità scandinave è di mangiarne tra i 500 e gli 800 grammi al giorno, esclusi legumi e patate: le prospettive, anche per questo, sono interessanti”.

Le importazioni scandinave sono rappresentate per oltre il 50% da trasformati; per il fresco, sono leader le patate ma ci sono anche banane (400mila tons), mele (200mila) e con 100mia tons la frutta esotica. Quindi angurie, pere, meloni fragole.

Oltre il 50% delle importazioni, ha spiegato Macchi, provengono dalla Spagna; trend ascendente per i Paesi Bassi, che però fanno per lo più riesportazione. In calo Grecia, Marocco.

Per quanto riguarda i singoli prodotti, gli agrumi sono abbastanza rilevanti: è stata pari a 150mila tons, nel 2023, la quota importata dalla Svezia; 90mila tons per la Danimarca, 75mila per la Norvegia, 65mila per la Finlandia. Il ruolo dell’Italia è peraltro marginale.

Mele: la Svezia ne acquista 80mila tons, Danimarca e Norvegia 40mila, Finlandia 30mila. Qui, l’Italia è il primo fornitore, tranne che in Svezia, dove è stata sopravanzata dalla Polonia che in generale sta guadagnando spazio.

In forte calo la quota export delle pere. Per l’uva, cresce la rappresentatività di Paesi Bassi (30% nel 2023) e Spagna (14%); l’Italia guadagna spazio ed è al 14%

Nei meloni, la quota italiana, in aumento è al 5% del totale; prime Olanda e Spagna. Va peggio per le fragole: qui l’Italia vale solo l’1%, la Spagna domina con il 36%. Il nostro Paese è però primo esportatore per il kiwi con il 44% circa del totale, ma l’import totale di questo frutto non va oltre le 20mila tons.

“I Paesi Scandinavi sono mercati dove la richiesta di prodotti di elevata qualità, capaci di esprimere valori culturali, sociali e ambientali è in crescita e qui si può inserire bene il Made in Italy, a patto di promuoverli bene”, la conclusione di Macchi.

Dopo le testimonianze porrtate da due importatori operatori scandinavi, Andre Broe Jensen e Roger Nyqvist, il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, che con la sua azienda lavora da decenni con la Scandinavia, è entrato nel dettaglio della parte logistico-distributivo, soffermandosi sui 3-4 big player della GDO di ogni singolo Paese che rappresentano il punto di riferimento per chi vuole esportare. La Svezia è un Paese ricco ma molto attento al prezzo, ha sottolineato Salvi. Nell’attuale contesto di mercato tuttavia, quest’area merita decisamente più attenzione.

Mirko Aldinucci
m.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

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