SALVI (FRUITIMPRESE): “NELLA TEMPESTA DEI COSTI LE IMPRESE DELL’ORTOFRUTTA CHIEDONO STRUMENTI PER RESISTERE”

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“Troppo dossier sui nuovi mercati aperti da troppo tempo senza risultati. Poi il bio che va bene come nicchia ma dobbiamo sostenere con più forza il prodotto da agricoltura integrata che è nata proprio qui in Emilia Romagna. Poi l’Europa sempre più rigida sugli agrofarmaci esistenti mentre al momento mancano molecole alternative per difendere le colture. Poi la manodopera che scarseggia in vista delle grandi campagne estive di raccolta”.

Così Marco Salvi (nella foto), presidente di FruitImprese (300 imprese per un fatturato di 6 miliardi di euro di cui 2 di export e 50.000 addetti), intervenendo al convegno organizzato da Coldiretti in apertura di Macfrut su “Ortofrutta: dall’emergenza alla ripartenza”, che ha visto gli interventi del ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, del presidente di Coldiretti Ettore Prandini e del segretario generale Vincenzo Gesmundo, dell’assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Alessio Mammi, del CEO di CAI Gianluca Lelli, della presidente di UNAPROA Sonia Ricci, di Gianmarco Guernelli di Conad e Gilles Ballot di Carrefour, con l’europarlamentare Paolo De Castro video-collegato da Strasburgo.

“C’è un enorme problema di competitività delle nostre imprese azzoppate prima da aumenti dei costi esorbitanti e poi dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Siamo stati per tanti anni leader per produzione ed export in Europa, poi abbiamo perso tanti mercati dove si è affermata la Spagna che oggi esporta tre volte l’Italia – continua Salvi -. Veniamo da un anno, il 2021, molto positivo per export (5,2 miliardi di euro) e saldo commerciale (oltre 1 miliardo di euro), però adesso con la guerra ci sono 4 milioni di tonnellate di prodotto che andavano verso Russia, Bielorussia, Ucraina e che adesso torneranno indietro appesantendo il mercato europeo mentre i nostri consumi interni non crescono. Un problema in più”.

“Le nostre sono imprese altamente energivore – aggiunge Salvi – in campagna, nei magazzini di lavorazione e confezionamento, nelle celle frigorifere e per le necessità di logistica e trasporti. Un container per il Canada che prima costava 4500 dollari adesso ne costa 15.000; per il Messico è passato da 4500 dollari a 13.000. Un camion per il Kazakhistan da 5.500 a 10.000 euro.  Per non parlare degli aumenti di fitosanitari, fertilizzanti, pallet, legno, cassette, imballaggi. La nostra associazione europea, Freshfel, ha quantificato in 14 miliardi di euro l’impatto sull’ortofrutta degli aumenti dei costi tra produzione e logistica”.

“L’ortofrutta fresca – ha concluso Salvi – è la seconda voce del nostro export agroalimentare e la prima se consideriamo anche il trasformato. Fare ortofrutta significa lavorare per l’ambiente, far crescere i territori, alimentare una filiera che va dalle sementi e dai vivai alla logistica e ai trasporti, fornire cibo di qualità e garantire alimenti salutistici alle famiglie e ai consumatori, creare occupazione e sviluppo in molte aree del Paese dove non ci sono alternative. Chiediamo strumenti per resistere in questa crisi. Alleggerire le bollette in maniera significativa su famiglie e sulle imprese. Poi il Governo deve intervenire suI nostri oneri fiscali e previdenziali sono tra i più alti d’Europa, il costo del lavoro ci penalizza rispetto ai nostri diretti concorrenti come la Spagna”.

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