IL RISCHIO DI PASSARE DA UN’ESTATE TORRIDA A UN AUTUNNO GELIDO

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Nel giorno in cui sono stati diffusi i dati sull’import-export ortofrutticolo del primo quadrimestre che testimoniano un rallentamento del tasso di crescita delle vendite all’estero rispetto ai primi tre mesi dell’anno (qui la news) l’arcigna presidente della BCE Christine Lagarde ha annunciato che “le tensioni geopolitiche causate dalla guerra in Ucraina rischiano di accelerare il secondo cambiamento del panorama globale: indebolire il commercio globale”. Una dinamica di fronte alla quale, ha aggiunto nel discorso di benvenuto alla nona conferenza della BCE sui 21 Paesi CESEE (Europa centrale, orientale e sudorientale), “il nostro Continente è vulnerabile”.

Sta insomma per aprirsi un ulteriore fronte extra-bellico legato al conflitto, che – parole di Lagarde – “già ha scatenato un massiccio shock all’economia globale, specialmente ai mercati energetici e alimentari, cui le economie dei Paesi dell’Europa centrale, orientale e Sud-orientale sono stati particolarmente esposti, con picchi di inflazione al 13%”.

Per la la numero uno della BCE, raramente portatrice di buone notizie, i Paesi dell’Eurozona e quelli della regione CESEE devono allora “costruire una nuova base per rafforzare la resilienza“. Come? “Facendo leva sulla nostra forza regionale: l’Europa e la regione CESEE possono ricreare alcuni dei benefici della globalizzazione su scala ridotta“. In altre parole, puntare su una maggiore apertura commerciale all’interno dell’Europa.

Una “visione” in parte comprensibile ma difficile da mandar giù per il settore ortofrutticolo italiano, che dall‘internazionalizzazione su larga scala e dall’apertura di nuovi mercati trae linfa vitale. E sempre più dovrà farlo in questo lungo inverno dei consumi interni, con cali delle vendite a doppia cifra percentuale, margini all’osso o addirittura azzerati per i produttori ma, anche, gravi difficoltà negli “anelli” successiva della filiera, dall’ingrosso al piccolo e grande commercio al dettaglio.

Attenzione poi anche alle conseguenze del mancato accordo sul grano, determinato dal rifiuto russo di queste ore: potrebbe comportare ulteriori fiammate nei listini.

In attesa di politiche di sostegno ai redditi che consentano di arginare (l’inevitabile) aumento dei prezzi garantendo un po’ di liquidità in più a famiglie e imprese l’Italia, vaso di coccio in una Europa mai come oggi sotto scacco, ha legittimi motivi di preoccupazione. E l’ortofrutta, che settore forte non lo è mai stato, rischia di passare da una estate torrida a un autunno gelido.

Urge dare fondo alle capacità imprenditoriali dei molti protagonisti capaci del nostro settore, urge serrare le fila a livello di organizzazioni agricole e ortofrutticole. Altrimenti, resterà solo lo Stellone italico.

Mirko Aldinucci
coordinatore di redazione Corriere Ortofrutticolo
m.aldinucci@corriere.ducawebdesign.it

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