RIFIUTI DA IMBALLAGGI, L’EUROPA TIENE DURO SUL NUOVO REGOLAMENTO. BRACCIO DI FERRO CON L’ITALIA

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In Europa cresce inesorabilmente la produzione di rifiuti da imballaggi e si ricicla e si recupera meno di quanto si mette in circolo. Nonostante gli obiettivi di sostenibilità e i progetti di una svolta green elaborati dall’Unione, in un decennio, tra il 2009 e il 2020, si è registrato un aumento degli scarti da imballo del 20 per cento. Alla fine di tale periodo i rifiuti hanno raggiunto i 79 milioni di tonnellate: 177 chili per abitante contro i 150 chili del 2009.

Gli imballaggi rappresentano una delle principali preoccupazioni ambientali; l’aumento del loro utilizzo e i bassi tassi di reimpiego e riciclaggio ostacolano lo sviluppo di un’economia circolare a basse emissioni di carbonio. Il 36 % dei rifiuti solidi urbani è determinato da scarti di imballi. Per la loro fabbricazione, in ambito UE, è richiesto il maggior utilizzo di materiali vergini e l’impiego del 40 % della plastica e del 50 % della carta.
Il legislatore europeo, conseguentemente, stanco di invitare con modalità garbate gli Stati Membri a diminuire tale genere di rifiuto, ha deciso di intervenire in modo fermo utilizzando lo strumento del Regolamento che, una volta approvato, entrerà immediatamente in vigore, senza bisogno di attendere il recepimento da parte dei singoli Stati.
Il Regolamento propone di introdurre misure quali la riduzione al minimo degli imballaggi, il maggiore ricorso al riutilizzo, alla ricarica, al cd. vuoto a rendere, e l’imposizione di divieti per quelli considerati superflui. In particolare, il legislatore sta attualmente ipotizzando l’eliminazione delle reti, delle vaschette, dei vassoi e dei contenitori di frutta e verdura al di sotto di 1,5 kg, a meno che non sia dimostrata la necessità di evitare perdite di acqua o turgore, rischi microbiologici o urti.
A queste misure dovranno essere affiancati ulteriori interventi a livello nazionale, stabiliti dagli Stati membri. Tra le proposte vi sono quelle di cauzione-rimborso per le confezioni riutilizzabili, disincentivi economici come un sovrapprezzo sugli imballi monouso, la sensibilizzazione dei cittadini riguardo al costo dell’imballo delle merci, nonché l’obbligo per le imprese di ampliare l’offerta dei prodotti disponibili tramite sistemi di riutilizzo o ricarica.
L’Unione europea pare, pertanto, ferma nell’escludere la produzione di rifiuti, nel consentire solo il riciclo e il riutilizzo degli imballaggi e nel pretendere, nell’ipotesi in cui, in via residuale, sia consentito generare rifiuti, che questi siano compostabili. La strada pare dunque segnata dai principi del Reduce, Reuse, Recycle.
Il progetto normativo preoccupa l’Italia, che secondo quanto affermato dalle Commissioni ambiente e attività produttive della Camera, “ha sviluppato un sistema di trattamento dei rifiuti da imballaggio in grado di conseguire, con molti anni di anticipo, gli obiettivi europei di riciclo fissati per il 2025 e per il 2030”. A giudizio dei deputati il provvedimento, pur condivisibile nei suoi obiettivi generali, potrebbe avere “effetti dirompenti” per il nostro Paese e per le sue filiere del riciclo. In ragione di ciò, le Commissioni, nei giorni scorsi, hanno bocciato lo schema di Regolamento e invitato il Governo a sollecitare la presentazione di “una nuova valutazione di impatto” da parte della Commissione UE, con una quantificazione dei consumi di acqua ed energia legati al riuso e delle emissioni potenzialmente generate dai nuovi sistemi. Inoltre, hanno chiesto di escludere dagli obblighi più vincolanti di riutilizzo e ricarica gli Stati membri “che riciclano elevate quantità di rifiuti da imballaggio”.
È difficile prevedere quale sarà l’esito dei negoziati. Una cosa, tuttavia, è certa: il rischio di dover ottemperare a una disciplina severa in materia è concreto. Pertanto, è necessario che le aziende non si facciano trovare impreparate e studino valide soluzioni per continuare a essere competitive nel caso l’Unione imponga un epocale cambio di paradigma, determinato dall’emergenza ambientale e dagli obiettivi di sostenibilità che si propone.

Gualtiero Roveda

avvocato, giornalista pubblicista

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