RICERCA VARIETALE E SOSTENIBILITÀ, L’UVA PUGLIESE FA SISTEMA CON DUE NUOVI PROGETTI

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L’uva da tavola italiana si è presentata a Berlino con due progetti di grande rilancio del settore, dettati entrambi dall’imprinting e dalla visione a lunga scadenza di Massimiliano Del Core, presidente del centro di ricerca Grape&Grape e della Commissione Uva da Tavola.
Il grande rilancio passa, infatti, da due iniziative. La prima, presentata ieri mattina, riguarda il lancio di nuove varietà apirene nel quadro dell’iniziativa UVAPULIA, l’altra, nel lancio del distretto di qualità pugliese per l’uva da tavola che debutterà sul mercato dal prossimo giugno.
UVAPULIA nasce nel 2019 come associazione temporanea di imprese per dare slancio alla ricerca e all’innovazione di cultivar autoctone e ottimizzare le relative pratiche agronomiche per puntare ad una migliore sostenibilità produttiva. Il progetto è stato finanziato, successivamente, dal PSR Puglia 14/20 attraverso le misure sull’innovazione.
Grape&Grape ne è capofila e lavora spalla a spalla con l’Università di Foggia e di Torino insieme ad una serie di aziende e partner quali Franco Pignataro; l’OP Agritalia; l’OP Pignataro; l’azienda agricola Difesa di Canneto; l’azienda agricola Santa Candida ed i partner tecnici Da.Re Puglia; Ag. Coop, Aretè e studio Cassandro.
“Si tratta di un passo importante perché mette insieme il mondo scientifico con quello delle aziende e della consulenza – spiega Del Core, sempre più determinato a rimettere in carreggiata il settore italiano dell’uva da tavola che, negli ultimi anni ha perso importanti quote di mercato -. L’intento  è quello di fare rete sul territorio e condividere i risultati dell’attività di ricerca e sperimentazione con tutti gli operatori del comparto”.
Il lavoro di ricerca di UVAPULIA è a metà del percorso dal momento che si concluderà alla fine di quest’anno.
“È un’esperienza unica e importante – ha detto Manlio Cassandro, titolare dello studio di consulenza omonimo -. Non perché non ce ne siano altre ma perché apre i risultati della ricerca al territorio. In particolare, quello pugliese e quello siciliano che hanno bisogno di uve da tavola autoctone senza semi per rispondere alla domanda crescente del mercato senza dovere necessariamente sottostare a chi quella ricerca l’ha fatta trent’anni fa su territori diversi e propone prodotti che necessitano preventivamente di essere testati e adattati agli areali italiani”.
I mercati nel mirino di questo progetto sono quelli europei ma anche nazionali, laddove cioè la domanda di prodotto senza semi continua a crescere.
“Quest’anno in particolare – dice Del Core -, la quota di uva senza semi sugli scaffali della GDO ha raggiunto un traguardo storico per il mercato italiano notoriamente più tradizionalista per le varietà di uva. Il progetto di UVAPULIA contribuisce ancora di più a questo sviluppo con ben venti siti produttivi coinvolti che riguardano circa 400 ettari già piantati”.
Il tema della sostenibilità è uno di quelli che pesano maggiormente. Lo segnala anche Francesco Laporta dell’OP Agritalia il quale sottolinea: “Il tema della sostenibilità è quello che ci interessa di più. Quale migliore scelta se non quella di partire sulle varietà selezionate sul nostro territorio. Peraltro, tutto questo, in campo si traduce, oltre che in una sostenibilità ambientale, anche in quella economica dal momento che sono state selezionate nuove varietà che permettono di affinare i processi produttivi e agronomici per avere proprietà organolettiche che difficilmente si potrebbero ottenere. Il tema della guerra, nella sua drammaticità, ha portato all’attenzione delle cronache il tema dei terreni incolti legato alla necessità di raggiungere una certa autosufficienza alimentare. Questo non vuole certo richiamare all’autarchia, nel senso che i terreni abbandonati non possono iniziare a produrre dalla sera alla mattina ma c’è uno spunto per creare nuovi modelli produttivi”.
Con la spinta in avanti che sta dando la progettualità sull’uva da tavola, firmata Del Core, si sta anche portando avanti il ragionamento di inserire alcune varietà apirene, sviluppate localmente, nell’IGP Uva di Puglia.
“Non è così automatico – chiosa Del Core -, anche perché per avere la denominazione di origine occorrono un certo numero di pubblicazioni scientifiche ma è un percorso che abbiamo in mente”.

Nasce il Distretto di qualità Uva da Tavola

Il secondo progetto di rilancio del comparto uva da tavola, presentato a Fruit Logistica è la nascita del Distretto di qualità Uva da tavola pugliese, costituito dal CUT, Commissione Uva da Tavola che si presenta a Berlino dopo avere aggregato i principali player del comparto italiano. Con l’obiettivo di espandersi anche in Sicilia e Basilicata.
“Il distretto – specifica Del Core – è un progetto che possiamo definire storico per il settore e che dimostra che finalmente il comparto prende consapevolezza della sua forza e delle sue necessità e ratifica la sua esistenza agli occhi del mercato attraverso i player e le istituzioni coinvolte nel progetto di distretto che, per adesso è regionale, ma l’obiettivo è quello di farlo diventare interregionale coinvolgendo anche i poli produttivi di Mazzarrone e Canicattì con i quali ne stiamo parlando e ci stiamo ragionando. Certamente l’esperienza pugliese sarà essenziale per potere replicare il distretto in Sicilia che ha areali ben distinti e sicuramente potrà sposare la stessa causa della Puglia. Più difficile parlare di un distretto regionale lucano anche per via dei volumi limitati”.
Prossimo passo la creazione di un marchio che porterà ulteriore valore aggiunto con azioni di promozione e valorizzazione sia del territorio che del prodotto. Vorremo fare comprendere che la denominazione di origine e il Made in Italy rappresentino un marchio che sia garanzia per il mercato di affidabilità salubrità e know how. Abbiamo in previsione, nel progetto di distretto, di mettere in rete gli hub di ricerca e innovazione territoriali per andare più velocemente verso quello che i produttori ci chiedono ossia risposte al mercato anche in termini di rese produttive e resistenza climatica. In questo senso è importante che la ricerca sia contestualizzata sul territorio”.
Da questa iniziativa partiranno a raggiera una serie di iniziative collegate quali il catasto varietale e un hub territoriale della ricerca.
Mariangela Latella

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