RAPPORTO INGLESE DENUNCIA: TROPPO LAVORO NERO NELLA PRODUZIONE DI POMODORO NEL SUD ITALIA

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Il 18 dicembre, in occasione della Giornata dei migranti, l’Ethical Trading Initiative (ETI) – un’alleanza britannica formata da imprese, sindacati e ong, impegnata per il rispetto dei diritti dei lavoratori nel mondo – ha invitato i rivenditori inglesi di generi alimentari a controllare la filiera produttiva. La raccomandazione è contenuta in un rapporto che denuncia il massiccio sfruttamento degli immigrati nell’industria del pomodoro nelle regioni meridionali del sud-Italia e alcune infiltrazioni di tipo mafioso.

 

I pomodori italiani rappresentano il 60% del prodotto venduto in Gran Bretagna (il 16% circa delle nostre esportazioni) e l’ETI sottolinea come più del 25% dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose siano aziende agricole e imprese legate al settore agroalimentare. L’ETI afferma che le aziende italiane trasformatrici di pomodori devono controllare con maggiore attenzione la filiera di approvvigionamento. Secondo l’associazione il governo dovrebbe colmare alcune lacune legislative, i caporali che gestiscono il lavoro nero dovrebbero essere perseguiti ed è necessario intensificare le ispezioni e verificare il rispetto dei contratti collettivi di lavoro. Secondo i dati Istat, nel 2014 i lavoratori stranieri nell’agricoltura italiana erano 116 mila. Secondo il rapporto, nell’agricoltura italiana la forza lavoro irregolare è cresciuta negli ultimi anni, sino a raggiungere un terzo del totale, e le previsioni indicano un’ulteriore aumento delle irregolarità. Per l’Istat, nel 2014 i lavoratori stranieri erano 116.000, pari al 16% del totale. Il rapporto dell’ETI osserva che le stime non comprendono gli immigrati irregolari e questa è una realtà importantissima tanto che l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione indica come cifra realistica quasi mezzo milione di persone, tra immigrati regolari e irregolari. L’ETI invita i rivenditori britannici, e in generale quelli europei, ad agire perché loro hanno la possibilità di modificare i comportamenti scorretti. (fonte: Il Fatto Alimentare. autore: Beniamino Bonardi)

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