RAGUSA, POMODORI DECIMATI DA UN VIRUS

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Una vera e propria moria di piante di pomodoro si sta consumando in questi giorni lungo tutta la fascia costiera della provincia ragusana: da Santa Croce fino a Donnalucata, compreso tutto l’arco ipparino, è in atto una vera e propria lotta contra il virus TYLCV (Tomato Yellow Leaf Curl), con produttori costretti ad estirpare le piantine e a ripiantarle.

Si è ammalato il pomodoro Il virus, noto anche come “virus dell’accartocciamento fogliare del pomodoro”, sta causando danni davvero ingenti alle colture, visto che i produttori, secondo le prime cifre approssimative, stanno estirpando circa il 70% delle piantine. Guglielmo Occhipinti, portavoce del Gruppo Agricoltori Santa Croce Camerina, spiega: “Questo virus è arrivato in Italia nel 1992 e sappiamo che è trasmesso da una farfalla, la Bemisia Tabaci. In quegli anni, per evitare il problema, si usava coprire le piante con delle reti a maglia fitta. Successivamente, grazie ai progressi della genetica, sono state create delle piante tolleranti al virus e fino ad oggi sembravano funzionare”.

Evidentemente, però, qualcosa è andato storto. Occhipinti, infatti, spiega: “Quest’anno, nell’80% dei casi, non ha funzionato. Il produttore, non può far altro che estirpare le piante malate. Qualcuno potrebbe pensare di rimettere le reti, ma nelle serre in questo periodo fa troppo caldo e ciò aumenterebbe la temperatura ancora di più e non farebbe bene alla crescita della pianta. Un’altra soluzione potrebbe essere l’installazione di particolari teli, tipo tendoni, ma ciò farebbe lievitare ulteriormente i costi. Non resta altro che estirpare e ripiantare, facendo slittare tutto il raccolto, con tutto ciò che comporta”.

Ancora difficile stabilire l’entità dei danni. Occhipinti, spiega: “Parliamo di circa 1000 euro ogni mille metri quadri, ma la cifra riguarda solo il costo delle piantine: restano esclusi i costi di produzione, la manodopera e tutto il resto. Stiamo calcolano l’entità del danno almeno per cercare di coprire i costi di produzione, sperando che almeno qualcuno ci tuteli”. Ma le previsioni, anche per le altre colture, non sono per nulla rosee: il peperone, infatti, sembra essere una coltura a rischio, in quanto potrebbe contrarre il TSWV, trasmesso da un insetto delle Thrips Tabaci, la Frankliniella Occidentalis. Guglielmo Occhipinti, infatti, dichiara che dalla zona di Mazzarino stanno arrivando segnali di allarme in merito a questa coltura e i produttori locali pensano già al peggio.

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