RADICCHIO DI TREVISO E CASTELFRANCO: “AGGREGAZIONE ARMA VINCENTE”

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Le carte per il radicchio di Treviso sono sempre buone e possono essere giocate con successo, sempre che non si tradisca la qualità, che non si esageri nella quantità, che si programmi la produzione, che si impostino intelligenti campagne di informazione e di promozione, che l’ortaggio resti legato al territorio di origine, del quale bisogna salvaguardare la salubrità.

Che si mantenga, in sostanza, un radicchio sano coltivato in un territorio sano. Negli ultimi anni ha galoppato: è passato dal 1998 da 2 mila a 20 mila tonnellate; la produzione lorda vendibile da 4 milioni di euro è salita a 56, il prezzo medio alla produzione è partito da 2 euro al chilo per arrivare mediamente ai 2,80. E’ un grande prodotto, dai confini aperti. Nuovi mercati gli si stanno aprendo. Viene privilegiato per la bontà, per la croccantezza, per la versatilità in cucina e per la bellezza che lo fa essere il re degli ortaggi invernali.

A Preganziol, alle porte di Treviso, un convegno per capire dove sta andando, che strategie si possono adottare per garantirne lo sviluppo, quale attività intraprendere per sostenerne la quotazione. Il tema: “Il radicchio di Treviso si interroga sul suo futuro”. E’ stato un confronto a tutto campo, nei giorni di esordio dell’ortaggio nel mercato. Per il tardivo Igp bisogna attendere qualche giorno: gli sarà riconosciuto il marchio solo dopo le prime brinate. L’ortaggio ama l’inverno, abbisogna di basse temperature per dare il meglio di sé.

L’incontro è stato organizzato dal Consorzio di tutela del radicchio Igp rosso di Treviso (precoce e tardivo) e dal variegato di Castelfranco, in collaborazione con la Coldiretti, la Cia e la Confagricoltura. Ha aperto i lavori il presidente Paolo Manzan per il quale è necessario prima di tutto tutelare la qualità con azioni che partono dal campo e finiscono nei punti vendita. Ha precisato il ruolo di difesa e di valorizzazione che ha il Consorzio di tutela, che non è abbastanza capito dai coltivatori. Adesioni ancora scarse rispetto alle potenzialità. Per Giorgio Feston occorre rafforzare la vigilanza sui prodotti certificati, con strumenti adeguati e convincenti. Hanno partecipato all’incontro Cesare Bellò, consigliere delegato di OPO Veneto, e Domenico Dal Bo, direttore di Apovf. “Adesso, ha detto Cesare Bellò, che è anche vicepresidente del Consorzio di tutela dei radicchi Igp di Treviso e di Castelfranco, è tempo di fare sul serio, di uscire dai piccoli interessi di campanile per orizzonti più ampi e di andare verso una forte aggregazione dei produttori nella prospettiva di arrivare a un punto di riferimento comune a tutti”.

E’ stata seguita con molto interesse la relazione di Luca Granata, direttore di Melinda (mele dop della Val di Non) sul valore dei marchi e dei brand e sulle strategie commerciali per un’immagine vincente di un prodotto. Egli ha insistito sulla necessità di unire le forze, di puntare sull’aggregazione e di presentarsi coesi sul mercato con prodotti eccellenti e garantiti. Per Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso, è necessario che tutti i soggetti presenti sul territorio, pubblici e privati, a partire dalle istituzioni e dalle organizzazioni di coltivatori, operino in sinergia, utilizzando al meglio le risorse disponibili, per educare i consumatori ai cibi sani e per sostenere le coltivazioni di elevata qualità e di forte identità territoriale. (fonte: Ortoveneto)

 

 

Nella foto in alto, da sinistra Cesare Bellò (direttore Opo Veneto) e Paolo Manzan (presidente Consorzio di tutela del Radicchio rosso Igp di Treviso e del Variegato di Castelfranco)


Nella foto qui sopra Luca Granata, direttore generale di Melinda

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