PUNTARE SU CARCIOFI E FINOCCHI: È IL MOMENTO!

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Sviluppi recenti mi danno il coraggio di riproporre una mia idea antica. Il clima sembra adatto per la sperimentazione di nuovi percorsi. E’ di pochi giorni fa la notizia del consorzio per la commercializzazione della pera italiana chiamato Pera Italia che imita l’iniziativa degli operatori commerciali del kiwi che hanno dato vita al Kiwifruit of Italy.

Sono convinto che è il momento per parlare di due eccellenze italiane ancora nell’angolo per quanto riguarda l’esportazione: finocchi e carciofi. Pochi giorni fa ho assaggiato un piatto fantastico preparatomi in casa dalla nostra colf calabrese che ha cucinato carciofi in modo celestiale: teneri, saporiti, leggeri. Mai possibile che in Europa non conoscano una prelibatezza così? Ho poi letto un’intervista agli specialisti del carciofo della cooperativa sarda Villasor e un’altra a Carlo Cracco, star del programma Masterchef in TV, che sta raggiungendo la fama di cui già tanti altri suoi colleghi chef godono da anni in tutt’Europa e mi sono ancora di più convinto che non c’è mai stato un momento migliore per presentare prodotti innovativi.

Come ho detto penso a finocchi e carciofi, due dei tre ortaggi tipicamente italiani, ancora poco coltivati all’estero ma di cui siamo primi produttori e primi consumatori al mondo. Il terzo è il radicchio rosso veneto che però ha già da tempo acquisito notorietà ed anche consumatori oltreconfine grazie a sapienti azioni di marketing e pubblicità.

Il pensiero va ai miei anni di studio alla SDA (Scuola Direzione Aziendale) dell’università Bocconi di Milano quando nel 1984, per affrontare per la prima volta il marketing applicato a prodotti deperibili, è stata proposta la case history dell’avocado introdotto dalla Carmel israeliana negli anni ‘70 in Europa. A coronamento di un’attenta ricerca di mercato in Francia, Inghilterra, Germania ed Italia si è capito che per le abitudini alimentari esistenti due erano i Paesi sicuri futuri estimatori del vegetale e così è iniziata la marcia trionfale di un prodotto agricolo, l’avocado, sconosciuto fino a quel momento ai più in Europa. Poco prima la Nuova Zelanda aveva fatto un simili exploit con il kiwi.

Che sia impossibile formare presto in Italia cordate per la promozione, almeno in alcuni Paesi europei, dell’abitudine di mangiare, direi gustare, carciofi e finocchi? Possiamo ancora permetterci di aspettare il probabile successo sui nostri mercati – e potrebbe essere ormai prossimo – dei carciofi del Perù? Possiamo permettercelo senza aver prima mosso nemmeno un dito?

Rolando Drahorad

presidente Ncx Drahorad

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