PUGLIA, SENTENZA SU ROYALTY SULL’UVA. ASSESSORE STEA: “VENDITA LIBERA”

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“La libertà è uno dei segreti dell’imprenditoria di successo, senza lacci e contratti capestro. Per questo mi appello a tutti gli imprenditori agricoli che hanno pagato regolarmente le royalty a potenti aziende straniere per poter accedere e piantare nei loro terreni determinate varietà di uva da tavola: la Puglia non può diventare una colonia“.

Queste le forti dichiarazioni (e che stanno già generando reazioni nel settore) dell’assessore al Personale della Regione Puglia, Gianni Stea (nella foto), che fa riferimento alla recente sentenza della Cassazione, che ha accolto il ricorso di una piccola imprenditrice pugliese contro una multinazionale americana.

“Sentitevi liberi di vendere i frutti a chi volete”

Pagare le royalty è giusto e doveroso: ma i titolari delle varietà non possono dettare legge sulla vendita dei prodotti ottenuti col sudore della fronte. Purtroppo, fino ad oggi, alcuni titolari di privative sono arrivati ad ottenere perfino l’eradicazione delle nostre piantagioni: ma da ora non sarà più possibile, perché finalmente queste tagliole contrattuali sono state dichiarate illegittime e contrarie all’ordine pubblico. Quindi: sentitevi liberi di vendere i vostri frutti a chi volete, la legge vi tutela. Un invito che è anche a denunciare senza alcun indugio eventuali soprusi”.

“Una sentenza che offre tutela al Made in Puglia”

“Una sentenza che assume un valore a tutela del Made in Puglia e della qualità di uno dei prodotti fondanti dell’economia agricola locale”, sottolinea Stea, da tempo in campo a salvaguardia del mondo agricolo pugliese e che anni fa presentò una proposta di legge “per bloccare questo abuso che di fatto ha favorito potenti aziende straniere e distrutto quelle locali”.

“L’utilizzo delle nuove e pregiate varietà si scontrava infatti con una particolare configurazione contrattuale, cosicché l’accesso ad alcune delle nuove varietà californiane o israeliane, era condizionato all’accettazione non solo della royalty sulle piante, ma anche ad ulteriori vincoli sulla vendita e commercializzazione della frutta. Queste condizioni – prosegue l’Assessore regionale – non erano assolutamente più accettabili dai produttori italiani, e pugliesi in particolare, abituati da millenni a coltivare e commercializzare liberamente il frutto del loro lavoro. Adesso, secondo i principi affermati dalla Corte di Cassazione proprio a tutela di tutti gli agricoltori, i vincoli sulla vendita dei frutti sono nulli, in quanto contrari all’ordine pubblico. Questo significa che d’ora in poi i produttori saranno liberi di organizzarsi come riterranno opportuno per vendere la frutta, senza il timore di eradicazioni, risarcimenti o scomuniche.”

“La sentenza della Cassazione è frutto di una lunga e difficile battaglia giudiziaria, in cui alla fine hanno prevalso le tesi elaborate dall’avvocato Roberto Manno (Studio Legale WebLegal, www.weblegal.it), confermate peraltro dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella causa Nadorcott. Invito tutti i produttori e i soggetti interessati a contattare l’avv. Manno (email: info@weblegal.it) per ottenere ragguagli e assistenza in questa delicata materia”.

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