PUGLIA, CIA: “POMODORO SOTTOPAGATO. SI RISPETTINO GLI ACCORDI”

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«Le notizie che ci giungono dai campi per la campagna del pomodoro ci preoccupano. In alcuni casi, nonostante l’accordo sottoscritto sul prezzo che stabilisce 150 euro/tonnellata per il tondo e 160 euro per il lungo, la controparte dei produttori cerca di imporre valori anche significativamente più bassi. I patti non sono questi. Ci si attenga rigorosamente e con serietà all’intesa faticosamente raggiunta»: è Angelo Miano, presidente provinciale di Cia Capitanata, a fare il punto della situazione in un periodo centrale per la campagna del pomodoro.

«In modo per lo più arbitrario e non basato su dati verificati -spiega Miano – spesso i compratori cercano di imporre un abbassamento del prezzo, facendo leva sul presunto stato di deterioramento di una quota-parte del carico. Vogliamo ricordare che questi aspetti sono già stati considerati, e ad essi è stato già dato un valore, in sede di sottoscrizione dell’accordo stipulato sul prezzo del pomodoro da industria per il bacino del Centro-Sud. Tagli ulteriori non sono né equi né fanno parte dei patti».

Per i produttori oltre tutto c’è un’altra mannaia, come spiega La Gazzetta di Mezzogiorno: difficilmente potranno irrigare i campi fino a settembre inoltrato, complice la feroce siccità, dunque una parte del prodotto andrà perduto.

Nel Centro Sud sono 31mila gli ettari occupati dalle piantagioni di pomodoro, nel 2023 erano circa 25mila. «Rispetto allo scorso anno, però, sono aumentate anche le difficoltà – spiega Nicola Cantatore, direttore provinciale di Cia Capitanata – soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento irriguo necessario. Difficoltà che, com’è facile intuire, determinano anche un indice molto alto per i costi di produzione che gli agricoltori devono sostenere. La siccità, probabilmente, impedirà all’offerta di soddisfare pienamente una domanda crescente delle industrie di trasformazione. Sono tutti motivi per i quali è ancora più importante, in questo particolare contesto -continua Cantatore- rispettare gli equilibri interni alla filiera, in modo che gli imprenditori agricoli, a fronte degli investimenti e dei rischi sostenuti, si vedano garantita una giusta redditività. Il CREA ha certificato con dati ufficiali che i costi di produzione sono più alti al Centro-Sud rispetto al bacino del Centro-Nord».

Lo studio del CREA ha messo in evidenza il peso dei costi di produzione. La maggiore incidenza è relativa al costo del lavoro (27% al centro-nord e 29% al sud), al costo lavoro macchine (14% al nord e 17% al sud) e all’acquisto di sementi (14% al nord e 15% al sud). Quello che desta particolare attenzione è la notevole differenza che si registra su determinate voci di costo, molto più alte al sud che al nord. Nel Distretto sud, infatti, il costo di acquisto di sementi e piantine segna un +48% rispetto al nord mentre i costi di acquisto e utilizzo di agrofarmaci per la difesa delle colture registrano un +59%. Da evidenziare il costo delle risorse idriche superiore addirittura del 71%. Al Sud più elevati anche i costi delle macchine (+68%) per il maggior ricorso al contoterzismo, così come il costo del lavoro (+58%) legato al maggiore fabbisogno di personale.

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