PUGLIA: ANGURIE POSSIBILE VEICOLO DELL’ E. COLI, COLPITE 16 PERSONE

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Le angurie potrebbero essere il veicolo per l’escherichia coli, il batterio causa dell’infezione di Seu, la sindrome emolitico uremica. È la nuova ipotesi che circola tra gli inquirenti in cerca della fonte dell’infezione intestinale che ha colpito finora (dal 4 giugno) 16 persone in tutta la Puglia. Si tratta di una sindrome che colpisce prevalentemente i bambini.

Si manifesta con diarrea spesso caratterizzata da presenza di sangue nelle feci, vomito e dolore addominale. Per individuare l’origine, al lavoro ci sono anche i carabinieri del Nas di Bari, che in quanto polizia giudiziaria effettuano indagini e riferiscono poi alla magistratura. Una prima informativa è stata infatti già presentata alle Procure di Bari e Trani, lunedì scorso. E un fascicolo di inchiesta è stato aperto, con l’ipotesi di reato di lesioni personali, per ora a carico di ignoti. Ma i controlli continuano, in collaborazione, con il Sian (il Servizio di Igiene Alimenti e Nutrizione) della Asl, l’Arpa e l’Osservatorio epidemiologico regionale pugliese.

Esclusi al momento, tra i potenziali agenti patogeni, l’acqua delle zone balneari e balneabili: "Tutti i prelievi sono risultati negativi al coli-patogeno – ha dichiarato l’assessore regionale alla Salute, Elena Gentile -. Non c’è alcun pericolo da questo punto di vista. Aspettiamo ulteriori indagini e in particolare le campionature degli allevamenti, delle aziende di trasformazione dei prodotti".

Si cerca, dunque, ancora: lungo la filiera alimentare, ma non solo. Si interrogano i bambini ricoverati e i loro genitori per trovare un denominatore comune: "Questi bambini – ha aggiunto l’assessore – hanno consumato molto probabilmente anche ‘cibi da strada’ come melone, anguria, granita, patatine, carne, ed è per questo che sollecito tutti a utilizzare solo cibi controllati evitando qualsiasi rischio alimentare soprattutto nella fascia di età più suscettibile all’infezione (sino ai 4-5 anni)". Ed è proprio sulle angurie che si concentra ora l’attenzione degli inquirenti: l’ipotesi è che i frutti, venduti in tutta Italia, possano essere stati coltivati in un campi irrorati con liquami. Potrebbe essere questo, se confermato, il perché della singolare distribuzione dei casi nell’intera regione.

"Quelli registrati in Puglia – ha commentato Elena Gentile – sono un numero statisticamente non molto rilevante a fronte dei 180-200 casi che si erano registrati in Germania un paio di anni fa. La situazione è di sufficiente tranquillità, a tenerci in ansia è solo la tenera età dei pazienti". C’è però anche chi teme che il picco della sindrome debba ancora arrivare, considerando che il tempo di incubazione è di due settimane e che, nella giornata di Ferragosto, il consumo di alimenti potenzialmente pericolosi è stato più elevato per tutti e in tutte le province. Si aspetta quindi la fine del mese per fare un bilancio della situazione e tirare, eventualmente, un sospiro di sollievo. (fonte: Repubblica Bari)

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