Il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), con la sua sede di Frutticoltura a Caserta, ha fornito importanti conoscenze sullo Pseudomonas syringae pv. actinidiae, conosciuto anche come Psa, il famigerato batterio che causa la "batteriosi" del kiwi, un vero flagello per la coltura del frutto di cui siamo tra i primi produttori al mondo.
Lo studio, coordinato da Milena Petriccione, ricercatrice del CREA Frutticoltura di Caserta, è stato appena pubblicato negli Scientific Reports della prestigiosa rivista Nature. Ed è stato condotto nell’ambito del progetto URCOFI "Unità di coordinamento e potenziamento delle attività di sorveglianza, ricerca, sperimentazione, monitoraggio e formazione in campo fitosanitario", finanziato dalla Regione Campania.
I ricercatori del CREA Frutticoltura hanno nebulizzato sulle foglie della pianta di Actinidia dosi variabili, alte e basse, di Psa. L’obiettivo è stato quello di individuare geni che restassero stabili, al variare della dose di inoculo, per poterli utilizzare negli studi di interazione tra pianta ospite e batteri fitopatogeni, essenziali nel contrasto alla fitopatia.
Per ricerche di questo tipo, è fondamentale poter analizzare l’andamento di alcuni geni di riferimento della pianta nel tempo, a seguito dell’infezione batterica. Questi geni, ad esempio, potrebbero essere coinvolti nei meccanismi di resistenza della pianta nei confronti del batterio.
“I geni stabili individuati grazie a questo lavoro – ha affermato Marco Scortichini, direttore del CREA Frutticoltura di Caserta – potranno essere utilizzati come "marker" sicuri (proprio perchè stabili al variare delle condizioni di inoculazione) nei prossimi studi di interazione Actinidia-Psa. E – conclude lo studioso – ci consentiranno non solo di valutare l’andamento di altri geni a seguito dell’infezione batterica, ma anche di monitorare correttamente la risposta generale della pianta colpita”.
Non è poco, se si considera che questa malattia ha causato, nel recente passato, ingenti danni economici alle principali coltivazioni di Actinidia in Italia (Lazio, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna) e nel mondo.