“Il Mipaaf, e quindi il ministro dell’agricoltura della pesca e delle foreste Stefano Patuanelli, annuncia in pompa magna che dal 15 dicembre, data di entrata in vigore del decreto legislativo di attuazione della direttiva europea che vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare, sul sito istituzionale del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, è attiva la pagina “Pratiche sleali” con le indicazioni e le istruzioni per presentare segnalazioni di abusi e azioni scorrette, sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli”.
“Peccato che in fase di recepimento della direttiva UE 633 del 2019, con decreto legislativo approvato in Consiglio dei Ministri l’8 novembre e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 30 novembre (prima della pubblicazione non è stato possibile avere il testo definitivo), c’è una ipotesi di eccesso di delega per favorire “gli amici degli amici” all’articolo 2 lettera “e” allorché si prevede una deroga a tali pratiche commerciali sleali per i “conferimenti di prodotti agricoli ed alimentari da parte di imprenditori agricoli e ittici a cooperative di cui essi sono soci o ad organizzazioni di produttori, ai sensi del decreto legislativo del 27 maggio 2015, numero 102, di cui esso sono soci”.
Ad affermarlo è la senatrice Rosa Silvana Abate (nella foto) del Gruppo Misto e capogruppo Commissione Agricoltura.
“Nella sostanza, parafrasando il testo, le cooperative e le organizzazioni produttori non dovendo sottostare alla legislazione sulle pratiche commerciali sleali nei rapporti interni possono piazzare sul mercato e nella grande distribuzione il prodotto ad un prezzo che potrebbe eludere quanto previsto dalla direttiva stessa, e la sua ratio, che tutela il costo di produzione e colui che è l’anello più debole della filiera, vale a dire, il produttore”, afferma Abate.
“Ci troviamo davanti a un cane che si morde la coda: una situazione che non risolve quel problema segnalato spesso dai piccoli e medi imprenditori che riguarda la vendita (e anche il conferimento) del loro prodotto ad un prezzo basso che non copre nemmeno i costi di produzione. Tutto ciò mentre il Governo millanta, invece, il fatto che questo decreto legislativo avrebbe definitivamente riequilibrato i rapporti di forza tra le parti negli scambi commerciali garantendo una posizione più equa per gli agricoltori e i produttori”.
“Ma in Italia, ancora una volta, fatta la legge, trovato l’inganno… nel totale silenzio di tutti, omologati e condiscendenti alle logiche e alle dinamiche dell’accozzaglia di governo.
La cosa grave è che questa deroga non è assolutamente presente né nel testo originario della direttiva (UE) 633 del Parlamento e del Consiglio europeo del 17 aprile 2019 né tantomeno (e qui l’eccesso di delega) nella legge delega 53 del 22 aprile 2021 dove, nel tracciare i principi e i criteri direttivi per l’attuazione di tale direttiva, alla lettera “e” dell’articolo 7 si parla solo di “salvaguardare la specificità dei rapporti intercorrenti tra imprenditore agricolo e cooperativa agricola di cui è socio per prodotto conferito, avuto riguardo sia alla materia dei termini di pagamento sia alla forma scritta del contratto”.
“Ad aggravare la situazione e a dimostrare quanto sia esautorato, in questo momento storico, il Parlamento dalle sue funzioni legislative dal Governo Draghi (il presunto governo dei migliori!!!) è il fatto di come non si sia tenuto conto del parere dato dalla Commissione Agricoltura del Senato il 13 ottobre 2021 nel quale si esprimeva parere favorevole all’AS 280 ma nelle osservazioni si inseriva “all’articolo 2, comma 1, lettera e), si valuti l’opportunità di eliminare il riferimento ai conferimenti di prodotti agricoli ed alimentari da parte di imprenditori agricoli ad organizzazioni di produttori di cui essi sono soci, al fine di rendere coerente la disciplina delegata con la direttiva e con legge di delega, che non contemplano un’ipotesi di esclusione alla definizione di contratti di cessione, cui si applica la disciplina in materia di pratiche commerciali sleali, con riferimento ai rapporti intercorrenti tra imprenditori agricoli e organizzazioni di produttori”.
“In quella sede, prevedendo “l’annacquamento” della direttiva, mi ero battuta affinché tale precisazione fosse inserita nelle condizioni al parere favorevoli e non nelle osservazioni per dare maggiore rilevanza alla questione. Naturalmente senza nulla ottenere, nemmeno dai miei ex compagni di viaggio del M5S.
Ricapitolando (e precisando) tale deroga non la ritroviamo assolutamente nei documenti trasmessi dall’Europa (e non poteva essere diversamente), non la ritroviamo nella Legge delega dell’aprile del 2021 mentre la troviamo nell’atto emesso dal Governo. Si tratta, a mio avviso, di un riferimento improprio ed inopportuno inserito, con un eccesso di delega, dal Governo che stravolge e neutralizza le pratiche commerciali sleali e che potrebbe determinare l’incostituzionalità dello stesso decreto legislativo. I decreti legislativi, infatti, si devono muovere negli ambiti della legge di delegazione e dovrebbero tenere in considerazione anche i pareri delle commissioni. Ma il Governo Draghi (sempre quello che doveva essere dei migliori) ignorando tutto questo ha ignorato, soprattutto, il grido di allarme dei produttori medio-piccoli che ancora una volta si vedono calpestati i propri diritti e rischiano che il loro prodotto sia, nonostante le tante battaglie, ancora venduto ad un prezzo che potrebbe non coprire nemmeno il costo di produzione. È mia intenzione approfondire la questione segnalando anche l’eventuale incostituzionalità dello stesso agli organi competenti e allo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella”.