Le piogge e la grandine che hanno connotato l’estate 2023 in Veneto non sono state favorevoli per la coltivazione del pomodoro da industria, anche se il caldo di agosto ha permesso un recupero limitando le perdite di prodotto.
Tuttavia, il maggior prezzo riconosciuto agli agricoltori grazie all’accordo con l’industria siglato nel maggio scorso, pari a 150 euro a tonnellata, bilancia in ogni caso i mancati guadagni, anche se bisognerà attendere la fine campagna a metà settembre per tracciare un conteggio definitivo.
“La campagna quest’anno è stata difficile, perché è piovuto molto e ha fatto freddo – sottolinea Camillo Brena (nella foto), presidente della sezione di prodotto Pomodoro da industria e orticole di Confagricoltura Veneto, titolare di un’azienda a Taglio di Po nel Rodigino -. In Polesine ci sono stati tanti problemi dovuti all’eccesso di acqua, causando asfissia nelle piante e bacche molto piccole, mentre nelle province di Verona e Venezia la situazione è stata migliore. Possiamo, in generale, parlare di perdite medie di produzione fino al 30%, anche se c’è chi può vantare una raccolta ottimale. Fortunatamente l’accordo di maggio sul prezzo del pomodoro da industria ci permette di compensare le eventuali mancanze di prodotto, dato che è del 20% superiore rispetto a quello degli anni precedenti. Ora siamo al 60% della raccolta e ci auguriamo un settembre caldo e soleggiato, per consentirci di arrivare alla meta con buoni risultati”.
Da parte dell’industria la richiesta è alta, anche in conseguenza della mancanza di prodotto sul mercato dovuta all’alluvione in Romagna. In Veneto, secondo i dati di Veneto Agricoltura 2022, la superficie coltivata a pomodoro da industria è salita a circa 1.760 ettari (+ 2%), con Verona che conferma la leadership con circa 1.100 ettari (+14%), seguita da Rovigo (370 ettari, – 26%) e Venezia (200 ettari, + 25%). L’anno scorso la produzione fu di 114.000 tonnellate. In Italia quest’anno sono stati messi a coltura 68.600 ettari, il 5% in più rispetto alla scorsa stagione.