POMODORO DI PACHINO IGP, PROVE DI AGGREGAZIONE: NASCE PACH.ITA

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Prove di aggregazione per il pomodoro di Pachino. Quattro aziende socie del consorzio di tutela del pomodoro di Pachino Igp – Fortunato Production, Gsg Sipione, op Faro e Terre di Capo Passero – hanno costituito Pach.ita, nuova società consortile sorta con l’obiettivo di esportare in maniera unita uno dei prodotti di punta del territorio del sud-est siciliano.

La nuova realtà è in grado di produrre ogni anno circa 15 mila tonnellate di pomodori l’anno.

”La nostra sfida è ambiziosa perché puntiamo all’export internazionale. Siamo consapevoli- ha spiegato Giuseppe Failla, responsabile marketing della nuova società – che possiamo farlo solo superando i personalismi e mettendoci insieme per inaugurare un nuovo dialogo con la grande distribuzione e i buyer”.

L’ufficializzazione è stata data nel corso del convegno “Pomodoro di Pachino Igp, eccellenza di Sicilia” svoltosi a Marzamemi presso il Palmento Di Rudinì, sabato 30 maggio. Nel corso dell’incontro sono stati affrontati diversi temi al centro dei quali è emerso un concetto chiaro e imprescindibile per il futuro del comparto: la qualità come risposta ai mercati e l’innovazione come miglioramento della tradizione e non sua sostituzione.

L’iniziativa, organizzata dall’Ati Igp Pachino capitanata dall’azienda Fortunato Production, è stata il momento culmine dei tre giorni di incoming che alcuni buyer e giornalisti nazionali e internazionali hanno svolto sul territorio per approfondire le proprietà organolettiche e nutritive del Pomodoro di Pachino Igp.

“Abbiamo voluto ospitare buyer e giornalisti sul nostro territorio proprio perché è l’elemento fondamentale per connotare il nostro prodotto- ha spiegato Joe Fortunato, socio della Fortunato Production-. Pachino, secondo i dati Enea, è il Comune con maggiori ore di sole di tutta Europa. I nostri terreni altamente salini fanno il resto, donando al nostro pomodoro quel sapore irripetibile e le proprietà nutritive superiori a pomodori coltivati altrove”.

Nonostante la crisi, la qualità rimane il punto fermo su cui i consumatori si orientano, come hanno confermato i buyer presenti: Francia, Germania, Danimarca tra i paesi più interessati, che hanno riconfermato la scelta del pomodoro di Pachino, soprattutto nelle sue varietà ciliegino e costoluto. In particolare quest’ultimo, conosciuto nei mercati internazionali come Marinda, rappresenta il prodotto più apprezzato per la sua consistenza e il suo sapore intenso. Oltre l’eccezionalità delle condizioni pedoclimatiche, l’altra parte del capolavoro è svolta dal lavoro dell’uomo, che rimane ancorato alla tradizione con una coltura rigorosamente in suolo.

A illustrare le differenze rispetto alle colture fuori suolo è intervenuto il professore Cherubino Leonardi, docente ordinario di Orticoltura e Floricoltura presso l’Università degli Studi di Catania: ”Le colture fuori suolo nascono dall’esigenza di sopperire ad alcune mancanze naturali del terreno per la produzione di un pomodoro perfetto. Le qualità nutritive del pomodoro di Pachino, che gode di condizioni speciali in quanto a irraggiamento e a salinità, rimangono il vero valore che non ha bisogno di manipolazioni tecnologiche e rappresentano il valore aggiunto insostituibile del prodotto”.

A spronare i produttori a fare rete e a organizzarsi attorno a obiettivi ambiziosi è stato poi il professore Paolo Loreto, docente universitario ed esperto in organizzazione e gestione d’impresa, pianificazione strategica, controllo di gestione, progettazione organizzativa, finanza aziendale, gestione delle risorse umane:” Le prime forme di reti sono già sperimentate da anni, ma rimangono tendenzialmente limitate ad una sola dimensione, orizzontale o verticale, con risultati pratici scarsamente incisivi. La vera scommessa sarebbe progettare delle reti miste efficienti, dove non solo i vari partner sono integrati nelle diverse fasi della filiera, ma dove pubblico e privato collaborano a fini più ampi, come quello della promozione e della valorizzazione del territorio attraverso i suoi prodotti enogastronomici d’eccellenza”. A questo scopo Luca Pianigiani, docente new media presso Naba (Milano), ha spronato il mondo del food a revisionare i canali e i toni della comunicazione: ”Il target è cambiato, non esistono più le famiglie stile ‘Mulino Bianco’ e anche la comunicazione deve prenderne atto, perché significa che è cambiato il target a cui mirare”.

Gli interventi conclusivi di Francesco Bisognano, responsabile export del gruppo Fortunato e di Salvatore Francavilla, esperto fondi UE, hanno chiuso i lavori, a cui ha partecipato anche il sindaco di Pachino, Roberto Bruno, annunciando un percorso verso la costituzione del distretto agroalimentare territoriale:”Pachino è l’unico Comune che può schierare tre eccellenze: pomodoro, vino e pesce. Su queste vogliamo lavorare in maniera lungimirante per rilanciare l’immagine e l’economia del nostro territorio”. Una sfida che il Consorzio Pomodoro di Pachino Igp, rappresentato dal vicepresidente Massimo Pavan, intende raccogliere:”I dati dell’export ci danno ragione dell’investimento che in questi anni abbiamo fatto sul brand Igp di Pachino. Le quantità certificate aumentano e la percezione del brand è connotata da valori positivi. Vogliamo intensificare le politiche di promozione e tutela: tra i prossimi eventi saremo ad Expo per raccontare il territorio e le sue eccellenze agroalimentari”.

Presenti tra la platea buyer internazionali e giornalisti di settore, che sono stati accompagnati nella visita di serre e impianti di confezionamento. A confermare la bontà del Pomodoro di Pachino Igp il suggello dello chef stellato Ciccio Sultano (Il Duomo) che, grazie alla sponsorizzazione di Electrolux e Unibrand di Cappello Marino, ha preparato il pranzo in riva al mare, interpretando in un creativo cooking show il pomodoro Igp nelle sue mille sfumature di gusto.

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