PIU’ CONDIVISIONE IN AZIENDA E OBIETTIVI CORAGGIOSI ECCO L’EREDITA’, ANCHE PER IL NOSTRO SETTORE, DI SERGIO MARCHIONNE

Condividi

Prima un messaggio su Linkedin di Fabio Massimo Pallottini, top manager di CAR e presidente Italmercati, poi la segnalazione di un articolo internazionale da parte di Annabella Donnarumma, manager di Eurogroup Italia (Gruppo Rewe), infine un commento di Francesco Cera, direttore del Mercato di Padova MAAP, ripreso da due siti di settore. Argomento comune: la figura e l’eredità di Sergio Marchionne.

E’ singolare l’enorme interesse suscitato dalla morte, a 66 anni, di un manager dell’economia privata in un Paese avvitato su se stesso, sui suoi provincialismi, sulle sue paure e, quando va bene, aggrappato a speranze ingenue come quelle di un bambino. Ma è positivo, assolutamente, che si guardi con attenzione a una storia diversa, a un esempio forte e coraggioso, quello di un uomo aperto al mondo, fin da ragazzino. Di un uomo intelligente e preparato (lauree in filosofia, economia e giurisprudenza). Di un uomo che quasi da solo, in anni di crisi italiana e mondiale, ha ribaltato una situazione prossima al collasso come quella della Fiat nel 2004, paurosamente indebitata, nel successo internazionale di una FCA che, 14 anni dopo,  ha 111 miliardi di ricavi e zero debiti. Un trascinatore creativo che, pur padroneggiando i fondamentali della finanza, non ha mai smesso di  essere un filosofo, gettando sulla realtà, sui collaboratori e sul mercato uno sguardo che – come giustamente ha scritto Cera – rompeva gli schemi. Marchionne è stato il suo lavoro, affrontato – malgrado un aspetto dimesso con i suoi maglioni neri – con la passione di un grande del Rinascimento: uno stile preciso, una dedizione continua, una sfida dietro l’altra; l’ultima il rilancio della Ferrari come simbolo del primato italiano, di un’Italia che non ha paura di niente e di nessuno perché aperta al mondo. Era stato chiamato in Fiat per fare il ’tagliatore di teste’, possiamo dire che alla fine dei suoi 14 anni al vertice del Gruppo ha salvato decine di migliaia di posti di lavoro.

Ma dunque qual’è l’eredità di Marchionne ovvero che insegnamento ha lasciato a imprenditori e manager di qualsiasi settore e dunque anche del settore ortofrutticolo? Per semplificare, quattro parole: leadership (che viene dalla conoscenza), condivisione (con i collaboratori), coraggio (nel perseguire obiettivi oltre l’orizzonte), successo (la fortuna aiuta gli audaci). La formula Marchionne è stata un mix di leadership e condivisione, soprattutto quest’ultima ha giocato per lui un ruolo essenziale. Riunioni, riunioni e ancora riunioni con i collaboratori per ragionare insieme e dare obiettivi e per far crescere i gruppi di lavoro con una sorta di training continuo, quotidiano verso il successo. La fusione Fiat-Chrysler ha del miracoloso: due debolezze, non lontane dal fallimento ma lontane tra loro in tutto, si uniscono e fanno una forza che in pochi anni diventa la sesta realtà dell’automobilismo mondiale, grazie alla formula Marchionne, alla condivisione, a un rivoluzionario e vitale incontro tra competenze e mentalità diverse. Il progetto della nuova 500 è stata il risultato della stessa formula: Marchionne raccoglie un gruppo di lavoro (ingegneri, designer, uomini di marketing, analisti finanziari, non solo italiani), lo porta ad una dimensione professionale più alta, ad una consapevolezza nuova della propria forza grazie a riunioni e ancora riunioni dove lui, il leader, tira fuori il meglio da ognuno con l’antica tecnica socratica della maieutica, proprio come un filosofo… e salta fuori il progetto vincente.

Questo vale per le diverse realtà aziendali sul piano dell’approccio all’azienda, al suo management e alla sua leadership. Poi bisogna calarsi nella realtà del nostro settore ortofrutticolo, una realtà complessa, che si sviluppa attorno ad una filiera che parte dalla natura, dai suoi ritmi, dalle sue bizzarrie che nessun imprenditore o manager può domare a proprio uso e consumo, e approda, alla fine, al mercato del consumo, dove venire a capo del rapporto qualità-prezzo non è facile per nessuno.

C’è da aggiungere però qualcosa per i grandi gruppi dell’ortofrutta italiana: Marchionne ha vinto la sfida dell’ internazionalizzazione, della globalizzazione perché non ha avuto paura e perché era giustamente convinto che la globalizzazione è un valore, dà valore (mentre è un disvalore per i deboli).

La lezione di Marchionne, di un grande italiano, figlio di un carabiniere e fedele ad alcuni dei valori tipici dell’Arma, è pertanto e comunque utile e va considerata come un tesoretto da conservare con cura.

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE