PISTACCHIO DI BRONTE DOP, RACCOLTO SCARSO: SI ATTENDONO PREZZI STELLARI

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Produzioni contenute e prezzi in salita. Nel 2023 il raccolto del pistacchio verde di Bronte Dop non ha soddisfatto le aspettative dei produttori.
Ad influenzarlo negativamente e in maniera decisa, il maltempo della scorsa primavera. La troppa la pioggia ha reso difficile impollinazione e ha rallentato i processi biologici tanto da spostare in avanti l’epoca di maturazione. E poi la peronospora: anche sul pistacchio, lamentano i produttori, ha fatto un certo danno. Ci sono molti gusci vuoti, a volte i semi sono piccoli e il mallo che avvolge il guscio non ha raggiunto quella bella colorazione rosso rubino.
Per tradizione e per necessità, nell’areale di produzione del Pistacchio verde di Bronte Dop, la raccolta si effettua solo negli anni dispari. Il pistacchio è una pianta fortemente alternante e nei difficili terreni lavici strappati alle sciare lasciate dalle eruzioni dell’Etna, l’alternanza produttiva viene addirittura accentuata dalle operazioni colturali: le gemme a frutto che si sviluppano negli anni pari vengono accecate così da migliorare la produzione negli anni di carica evitando di procedere a costose operazioni di raccolta  per produzioni limitate, operazioni rese ancora più complicate dalla ormai cronica mancanza di manodopera. Di solito la raccolta si conclude entro la fine di settembre, ma quest’anno terminerà a metà ottobre. Nel bel mezzo della campagna, i produttori hanno già fatto un po’ di conti e il trend di crescita dei prezzi è scontato. Del resto il prodotto trova sempre maggiori estimatori (chef di grido, stellati e no, pasticcieri e gelatai d’eccellenza) e da sempre l’offerta non riesce a soddisfare la domanda. 
Il pistacchio verde di Bronte Dop è un prodotto davvero di nicchia, rappresenta appena l’un per cento della produzione mondiale di pistacchio, ma è l’unico a possedere alcune caratteristiche molto apprezzate da chi lo usa nell’alta cucina, in pasticceria e in gelateria: il colore verde intenso, la forma allungata, la morbida consistenza, il sapore aromatico e l’alto contenuto di acidi grassi dei frutti non hanno riscontro in altri tipi di pistacchio.
Con un offerta ancora più limitata, il prezzo non può che salire. Secondo alcuni produttori, c’è chi ha cominciato a speculare diffondendo voci circa prezzi che finora non si sono mai visti: alla produzione 18 euro al chilogrammo per il prodotto in guscio. “Prevedo che il prezzo che andrà a consolidarsi per lo sgusciato sarà di poco superiore ai 50-52 euro al chilo”, afferma Massimo Enrico Cimbali, presidente del Consorzio di tutela del Pistacchio Dop di Bronte. L’affermazione è figlia della prudenza, anche perché non è chiaro a quanto ammonterà la produzione che si realizza in quei quasi 4 mila ettari che, tra Bronte, Adrano e Biancavilla – tutti Comuni in provincia di Catania e alle falde dell’Etna – sono stati rivendicati alla Dop.
Nel 2021 la produzione certificata di frutto in guscio è stata di 2.100 tonnellate. “Per dare i numeri del 2023 dovremo aspettare la fine delle operazioni di raccolta, ma già adesso è chiaro che ci sarà un calo, speriamo leggero”, afferma il presidente del Consorzio di tutela del Pistacchio Dop di Bronte. E aggiunge: “C’è chi piange per un raccolto decimato dalla grandine (-30%), ma per fortuna questo fenomeno è stato limitato in areali molto ristretti”.
Angela Sciortino

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