PESCHE, PARTENZA IN RITARDO AL NORD, VOLUMI IN CALO

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Dopo l’incontro della scorsa settimana a Perpignan, il settore delle pesche si è ridato appuntamento oggi al Macfrut. Due i momenti di condivisione: questa mattina il Gruppo di contatto italo franco spagnolo durante il quale si sono toccati importanti argomenti finalizzati ad abbozzare una strategia condivisa in vista della riforma della PAC e nel pomeriggio la divulgazione dei primi dati per la stagione alle porte durante il Forum Peschicoltura Europea.

Nel 2017 l’Italia, come nel resto d’Europa (3,920 milioni di tonnellate prodotte, +30% sul 2016), ha registrato incrementi importanti: +9% sul 2016 per le pesche per un totale di 587 mila tons; +26% per le percoche per 86.400 tons; +5% per le nettarine per 688 mila tons. Una situazione di eccedenza produttiva che ha provocato una grave crisi dei prezzi sui mercati internazionali. L’embargo russo mai risolto in termini di riallocazione dell’offerta, un calendario Nord-Sud via via sovrappostosi negli ultimi 10 anni (oltre che sempre più allineato a quello spagnolo), il calo dei consumi nazionali e la perdita di importanza dell’Italia tra i big della produzione europea (dal 44% del 2004 al 37% del 2017) a causa dell’estirpazione delle piante sono tra le principali cause che contribuiscono a fare della crisi delle pesche un problema strutturale.

Per il 2018, l’analisi elaborata dal CSO con il direttore Elisa Macchi (nella foto), parla di un Paese a due velocità: allo stato attuale le produzioni mostrano una situazione al Sud in cui le epoche sembrano simili al 2017 mentre al Nord il ritardo attualmente può variare da +7 a +15 giorni.

In termini quantitativi, al Sud il gelo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo ha penalizzato le produzioni, soprattutto delle varietà precoci ed extra precoci, con una variazione stimata del -24% per pesche e percoche e del -21% per le nettarine, a fronte di superfici produttive rimaste sostanzialmente stabili seppur con diversità fra le singole aree. Al Centro il calo delle superfici produttive e la stima di rendimenti medi inferiori allo scorso anno, in particolare per le regioni adriatiche, porta ad una prevista contrazione del 14% per pesche e percoche e del 16% per le nettarine.

Per il Nord al momento è possibile dare solo una tendenza. In Emilia Romagna il calo delle superfici produttive rispetto al 2017 porterebbe ad un previsto calo produttivo del 7% per le pesche e del 10% per le nettarine; la produzione di percoche dovrebbe mantenersi stabile. In Piemonte, dopo una annata contro-tendenzialmente meno eccedentaria rispetto alle altre aree vocate, al momento si pensa ad una flessione delle drupacee del 5% dovuta al calo delle superfici produttive nonostante la resa media per ettaro si preveda simile allo scorso anno o addirittura superiore. Stesso discorso in Veneto, dove il calo delle superfici produttive dovrebbe provocare un calo del 6% per le pesche e del 10% per le nettarine.

Per la Sicilia non è possibile al momento fare previsioni attendibili; le basse temperature dei mesi scorsi hanno determinato un prolungamento delle fasi di fioritura e allegagione.

Anche il resto d’Europa prevede raccolti inferiori ai record dello scorso anno: la Spagna prevede un meno 10% circa, anche se è doveroso un punto interrogativo a causa delle recenti grandinate in Catalogna. In calo anche la produzione francese (-10%), tradizionalmente rivolta al solo mercato interno. Unica eccezione in Grecia dove si parla di probabile crescita produttiva.

Chiara Brandi

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